"Come si pensa di assicurare entro il 2025 il fabbisogno energetico, termico ed elettrico, della Sardegna?".

A porre, di nuovo, la domanda al ministro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio è il governatore Francesco Pigliaru, all'indomani della visita nell'Isola del capo politico del Movimento 5 Stelle, che a Porto Torres ha battezzato il cosiddetto "reddito energetico" parlando anche dell'importanza del rilancio degli investimenti in nuove tecnologie senza però, rimarca il governatore, dare risposte al quesito principale, quello posto, oltre che dalla sua giunta, "anche dalle forze sociali ed economiche".

Per questo Pigliaru, all'indomani del tour elettorale del numero uno pentastellato, ha diffuso una nota, per esprimere "forte preoccupazione" per quanto riguarda il futuro dell'energia regionale.

"Preoccupazione - spiega il presidente - che non è solo delle istituzioni regionali, ma di tutta la Sardegna. Lo provano gli interventi che si sono susseguiti da parte delle principali organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dell'industria, di associazioni ambientaliste, di tecnici e di rappresentanti delle diverse forze politiche".

"Se da un lato - incalza Pigliaru - emerge chiaramente che l'abbandono del carbone come fonte da cui trarre energia termoelettrica è un obiettivo condiviso e da raggiungere in tempi brevi, possibilmente non oltre la fine del 2025, è altrettanto chiaro a tutti che ciò non può avvenire mettendo in pericolo la sicurezza del sistema energetico regionale e la sua capacità di rispondere adeguatamente ai fabbisogni di cittadini e imprese senza generare costi aggiuntivi".

Ancora, sottolinea il governatore, "allo stesso modo siamo tutti consapevoli che la condizione di insularità crea svantaggi importanti dal punto di vista energetico, e quindi consapevoli della necessità di dover contare su più fonti per rispondere adeguatamente alla richiesta".

Ed è lo stesso Pigliaru a evidenziare ciò che manca e di cui la Regione attende risposta dal governo: "La decarbonizzazione entro il 2025 implica obbligatoriamente che altre fonti energetiche, meno inquinanti e possibilmente più efficienti vadano a sostituire il carbone. Perché questo sia possibile servono la pianificazione e la realizzazione di nuove infrastrutture, sostenendo investimenti prolungati nel tempo e che vanno ben al di là del limite temporale del 2025".

(Unioneonline/l.f.)

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