"Ragazzi, non giudicate dalla facciata. A me è successo. Bimba di pochi anni, esule, sono stata giudicata perché diversa. Qualunque sia il vostro credo politico, tenete sempre presente il rispetto per l'essere umano, chiunque esso sia".

Una testimonianza commovente quella di Marisa Brugna, esule istriana, che ha concluso con queste parole il suo triste racconto. Questa mattina, sul palco del Teatro Civico, si è tenuta una seduta solenne del Consiglio comunale a cui hanno partecipato anche due testimoni dei tragici fatti che, nel secondo dopoguerra, hanno coinvolto il nord-est dell'Italia.

Una verità nuda e cruda, narrata con voce ferma, ma rotta in alcuni momenti dall'emozione, per una storia che ha visto all'epoca protagonista una bambina di 6 anni, costretta ad abbandonare la sua casa, a fuggire, senza capire neanche il perché, e a crescere in un campo profughi. Insieme al racconto di Sebastiano Serra, che ha perso il padre carabiniere nelle foibe, mentre svolgeva il suo lavoro per il Paese, sono stati tra i momenti più toccanti della celebrazione delle vittime delle Foibe.

L'amministrazione comunale ha voluto coinvolgere le scuole superiori della città per un passaggio di consegne della memoria: gli studenti oltre alle testimonianze, hanno potuto seguire una lezione della dottoressa di ricerca in Storia Moderna e contemporanea dell'Università di Cagliari, Margherita Sulas, che ha permesso di capire i fatti accaduti tra il 1943 e il 1945, e successivamente, nel nord-est dell'Italia.

Il presidente del consiglio Maurilio Murru ha voluto riportare il testo della norma e sottolineare che quella di oggi è stata "un'opera di civiltà, rendiamo il giusto riconoscimento alle vittime del massacro delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata". Al centro del palco, era presente la sedia rossa, che accompagna le iniziative dell'amministrazione dal 25 novembre, e rappresenta sia tutte le vittime di femminicidio sia tutte le donne che, nei secoli, hanno subito ogni tipo di sopruso.
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