Il vento è un affaire verde , l'eolico è una grande truffa. Il bluff sull'energia alternativa è facile da leggere: quattro in cella, altre undici persone finite nel registro degli indagati. Sette parchi eolici sequestrati, compreso quello di Ploaghe. Le generosità dello Stato servita in un vassoio in cui hanno messo le mani in molti, la torta delle erogazioni pubbliche. L'operazione «Via col vento» della guardia di Finanza di Avellino ha spazzato via come una maestralata l'intero sistema truffaldino creato da alcuni imprenditori campani e siculi. Il deus ex machina è un avvocato campano, residente a Napoli. Oreste Vigorito (63 anni) presidente dell'Anev, l'associazione industriale di categoria, di una società di calcio e finanziatore di politici campani, attraverso la sua controllata in Sardegna. Uomo affabile, gran comunicatore, inserito nei palazzi, uno che ha subito capito il business dell'eolico: i finanziamenti pubblici. È finito in cella con l'accusa di associazione a delinquere, truffa aggravata per l'ottenimento di contributi pubblici e una serie di reati minori. Le porte del carcere si sono aperte per altri tre soci: Vito Nicastri (53 anni), il promoter dell'eolico a livello nazionale dalla sua residenza di Alcamo, in provincia di Trapani; Ferdinando Rezulli (42 anni) il direttore generale delle dodici società coinvolte nell'inchiesta; Vincenzo Dongarrà (47 anni) di Enna, uomo molto vicino a Vigorito. Altre undici persone sono state iscritte nel registro degli indagati, compreso l'uomo che rendeva tutto più facile nella fase di istruttoria delle pratiche: Valerio Devalle, dirigente di un Istituto di credito da cui sono passati tutti i business plan dell'eolico made in Avelllino. Proprio così. Nella città campana erano di base nove delle dodici società (le altre tre in Sicilia) interessate dall'inchiesta. Compreso il braccio operativo nell'Isola : la Ivpc Sardegna. Ventisei turbine piazzate sulla piana di Ploaghe, sequestrate dal 2008 e affidate a un custode giudiziario. Valore dell'investimento oltre venti milioni di euro. Intervento dei privati praticamente inesistente. Le regole della truffa erano semplicissime. Prima bisogna attestare la disponibilità di un terreno su cui costruire la centrale eolica ( in genere erano terreni concessi dai comuni e poi subconcessi alle società compiacenti); successivamente dimostrare di avere consistenza patrimoniale ed economica per poter far fronte all'investimento e renderlo redditizio: nessun problema se le società potevano contare su delle consorelle nel Regno Unito che al momento opportuno iniettavano nelle casse societarie soldi provenienti da altri finanziamenti pubblici. Un giro di danari tra Olanda, Spagna e Inghilterra. Il gioco delle tre carte, delle scatole cinesi o matrioska. Un investimento sicuro: l'eolico campano vince sempre. Ma agli imprenditori del vento è girata la bonaccia quando gli uomini della Finanza hanno iniziato ad interessarsi degli affari della Ipvc. Nel 2007 sono stati bloccati oltre 9 milioni di contributi concessi e non erogati; nel 2008 altri 19 e passa milioni, mentre quasi contemporaneamente venivano sequestrati i sette parchi eolici (6 in Sicilia 1 in Sardegna) per un totale di 185 turbine dal valore di oltre 150 milioni. Un investimento colossale, quasi interamente finanziato dallo Stato, sulle cui ricadute in termini produttivi ed economici è un mistero.

di MAURIZIO OLANDI
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