Mia madre, che per tutta la vita ha insegnato Italiano, Storia e Geografia agli alunni delle Medie. Mia madre, che andava a scuola anche con l'influenza perché allora il senso del dovere era un marchio e un destino; che ha gestito una casa e tirato su tre figli, e allevato intanto generazioni di studenti, ognuno dei quali ancora la ricorda per la preparazione e la dolcezza; che ha sempre letto e si è sempre interessata.

Ebbene, mia madre mi ha mentito. Mi ha raccontato una storia non vera, mi ha nascosto la Sardegna che ribolliva invece nei nostri geni antichissimi, ha decantato l'Italia, quest'insieme fatiscente. E il Risorgimento, inventato a fini manipolatori, e il Manzoni come un genio universale e incorrotto, e il genocidio dei poveri fanti sardi nella Prima Guerra Mondiale come necessario, santo, foriero di un futuro migliore. Mi ha fatto credere nella rinascita della Sardegna, una fola spessa quanto quella della volontà di popoli variegati e ignoranti di unirsi a formare una nazione, o della salute mentale di Baratieri o Cadorna (oppure, oggi, dell'indispensabilità di questa Europa).

Eppure mia madre è nuorese sino all'anima, e il suo senso critico la fa essere pungente e diffidente anche a novantanove anni. Perché non si è accorta dell'inganno?

Solo a distanza ho capito che la catena di montaggio ci aveva infilato ognuno in un'anfora ricolma d'olio d'oliva (un ottimo olio, profumato e sensuale, con reminiscenze di felici tempi andati, di una vita naturale sempre sognata).

Ma dal quale era impossibile scappare, ripulirsi - non potevamo uscire dall’anfora! E pian piano questa sospensione nell’olio ha portato alla pigrizia e all’acquiescenza, alla scomparsa dei muscoli e all’ottundimento del cervello. Facile abbandonarsi ai luoghi comuni ("da noi si vive meglio"), alla musica di sottofondo che ci fa vivere come in un film mentre, in realtà, ci è stato rubato il passato (sostituito con tradizioni che risalgono appena alla fine dell’ottocento), il presente (siamo dichiaratamente un paese da terzo mondo) e il futuro (i figli fuggono dalla desolazione, lo spopolamento accelera).

I privilegiati sono sempre gli stessi, così come l’arma usata: la nostra codardia, il nostro venderci ai "prinzipales" e il desiderio del consenso, dopo secoli di bastonate in testa. Sì, prendetevi tutto, a noi basta questo sentore di olive bosane e d’ideologia, questi racconti che la radio aziendale ci propina per farci passare il tempo, le parole melense ma rassicuranti dei nostri voraci guardiani.

Tuttavia, per fortuna o semplice statistica, adesso spira un vento nuovo che giunge dal passato, innanzitutto dalle scoperte di Massimo Pittau, dall’irrompere devastante della crisi economicomorale, e dal confronto con altri paesi e regioni, che i nostri emigranti possono oggettivamente spiegare a voce alta.

La ricercatrice Luciana Mele scrive da Lione: "800 euro per tornare in Sardegna per i Santi! La buona politica dell’annientamento di un popolo. Servo, cittadino di serie C, che conosce solo doveri ma non possiede alcun diritto, neanche quello di piangere i propri morti".

Le anfore si stanno rompendo, e con stupore, emergendo dal viscido, vediamo quanto piccoli e incapaci siano i nostri guardiani, quanto ci abbiamo ingannato sulla nostra condizione e quanto grande sia la distanza tra i privilegiati e la popolazione che soffre.

Ci stiamo finalmente accorgendo, ogni giorno di più, che la colonizzazione non è mai finita ma ha solo cambiato pelle. Ieri i Piemontesi, adesso sono Franco-Tedeschi i ghermitori. L’Italia non esiste quasi più, sta sullo sfondo, inerte e colpita dalla nemesi: si è sardizzata nella sua marginizzazione, è ritornata a essere Regno Sardo, una pochezza, mentre i sardi, in controtendenza, stanno prendendo coscienza di una storia farlocca, delle sottrazioni subite e dei penosi risultati.

Salutandomi, un amico mi augura "Buon vento" e sento che questo è il periodo giusto per riprenderci la bellezza, la storia e il destino della Sardegna, per allontanare gli spiriti cattivi, i portatori di grigio, e per decollare di nuovo col Comandante Altomare.

Buon vento, Capitano, portaci di nuovo a casa.

Ciriaco Offeddu

Manager e scrittore
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