L a grandissima parte di noi è nata quando ormai l'Italia era un Paese democratico. Proprio per questo motivo consideriamo la democrazia un fatto scontato, eppure, non dobbiamo considerarla democrazia acquisita, anche perché piccole crepe sono più frequenti di quello che si creda. Ecco un paio di esempi. Il Governo ha fissato per il 20 settembre il referendum costituzionale e le elezioni suppletive per un collegio senatore del nord Sardegna. Logica vorrebbe che nello stesso giorno si votasse anche per sostituire i 160 sindaci sardi che hanno già terminato il mandato. Macché. La Giunta regionale, con l'appoggio di Anci e molti sindaci uscenti, ha deciso di rinviare a ottobre, spendendo nove milioni di euro in più, chiudendo due volte le scuole nel giro di poche settimane e rischiando di finire nel bel mezzo di una pandemia bis. «Per preservare la stagione turistica», dicono. Balle. Così i sindaci potranno usufruire di una proroga e chissà che il Covid non faccia rinviare sine die le elezioni. Ma non sono solo i politici ad avere - come dire - il vizietto. Il rettore uscente di Sassari, Massimo Carpinelli, ha convocato le elezioni per il suo successore un mese dopo la scadenza del suo mandato. E la democrazia? Può attendere.

IVAN PAONE
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