“ S tringiamci a coorte”. Il virus chiamò. Accorpiamoci, uniamo le forze, non disperdiamole in contrapposizioni sterili. Ascoltiamo il monito del Colle. Nella storia della nostra Repubblica i Presidenti hanno dato il loro meglio tacendo e il loro peggio parlando troppo. Tacere è il modo per dare più forza alle parole quando il momento storico impone di pronunciarle. Questa volta Mattarella ha colto nel segno. Ha detto ai politici: rimandate al dopoguerra virale le vostre beghe; ai vostri interessi personali e di partito anteponete quello della nazione; non speculate per guadagnare consensi sulla pelle dei malati e sulla memoria dei defunti. Rinviate la resa dei conti. Perché una resa dei conti ci sarà. Qualcuno dovrà spiegare perché proprio l'Italia ha più morti della Cina; perché tutti gli interventi contro il Covid sono stati di reazione e non di prevenzione; perché da noi l'epidemia è esplosa prima e più letale che in ogni altro luogo dell'Occidente; perché Conte si è accorto che era scoppiata la guerra quando l'invasione era già avvenuta; perché ci ha corbellato dicendoci che «siamo un modello per il mondo». Ora però dobbiamo uscirne vivi. Poi si vedrà. Non avendo di meglio affidiamoci al ministro della Salute, un signore che, mancando di risolutezza, confida nella Speranza. Basterà?

TACITUS
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