M entre il coronavirus, alias Covid-19, percorre in lungo e largo l'Italia e sui Navigli di Milano gli incoscienti ballano sulla sanità che affonda, c'è anche il problema del campionato di calcio di Serie A. È arrivato lo stop alla più importante manifestazione sportiva italiana. «Giusto così», sostengono gli osservatori, «non si può pensare al pallone mentre le persone muoiono». Il fatto è che la Serie A è la terza industria del Paese. La chiusura azzoppa le società e di conseguenza ci saranno centinaia di licenziamenti. Non dei calciatori milionari, ma di magazzinieri, fisioterapisti, medici sportivi, uomini della sicurezza, autisti, impiegati, addetti alle lavanderie, fornitori di materiale sportivo. Qualcuno ha pensato a tutto questo? Ho paura di no. Resta poi il problema dei recuperi. Sarebbero impossibili perché ci sono gli Europei che incombono. La soluzione potrebbe essere l'annullamento della stagione, come se non fosse mai esistita. La Juventus ha già fatto sentire la sua voce: «I nostri scudetti sono 38 sul campo». Il lupo perde il pelo....

In Sardegna invece assistiamo a una mutazione genetica. A Carloforte si lamentano dei turisti fuori stagione che affollano la cittadina. I carlofortini non vogliono gente che spenda soldi nei bar, negozi e ristoranti. Incredibile.

IVAN PAONE
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