Il Leone d'oro della 58esima Biennale d'arte di Venezia è andato al fotografatissimo padiglione della Lituania. Sono tuttavia molte le interessanti storie dal mondo raccontate negli spazi allestiti tra l'arsenale e i giardini.

A partire del Padiglione del Belgio, menzione d'onore della giuria della Biennale, affidato alla coppia di artisti Jos de Gruyter e Harald Thys con la curatela di Anne-Claire Schmitz e significativamente intitolato "Mondo cane", in unn viaggio tra il folkloristico e l'inquietante in uno scenario popolato da marionette a grandezza naturale che riproducono un rigida divisione sociale: da una parte "gli artigiani", produttivi, integrati, conformisti; dall'altra, dietro grate fin troppo riconoscibili, il resto dell'umanità: poeti, pazzi, zombie, emarginati.

Nel Padiglione della Danimarca il cuore del progetto, firmato da Larissa Sansour, è un magnetico film a due canali nel quale due donne, Dunia e Alia, costrette a vivere sottoterra a causa di un disastro ecologico, si ritrovano a discutere sul valore della memoria nel momento in cui si è perso tutto ciò che si aveva prima.

Al Padiglione di Israele l'artista Aya Ben Ron e il curatore Avi Lubin hanno invece allestito un vero e proprio centro medico dal titolo "Field Hospital X", progetto che ha come compito quello di studiare il modo in cui l'arte può "reagire e agire di fronte alle malattie sociali".

Nel Padiglione del Lussemburgo l'artista di origine portoghese Marco Godinho ripercorre invece il Mediterraneo, luogo chiave del nostro presente fatto di migrazioni e frizioni di civiltà, con un progetto di racconto che ruota intorno alla meravigliosa installazione "Written by Water", collezione di centinaia di taccuini in bianco che l'artista ha immerso in diverse zone del Mare Nostrum.

Suggestioni importanti anche nel Padiglione del Ghana, che per ricordare la propria indipendenza, datata 1957, ha scelto di chiamare il progetto di quest'anno "Freedom" e ha schierato sei artisti di tre diverse generazioni tra i quali tre big assoluti, come El Anatsui, Ibrahim Mahama e John Akomfrah.

(Unioneonline/v.l.)
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