Quartiere di spacciatori ed eroinomani, con l'indotto di furti e rapine che la tossicodipendenza porta sempre con sé. Definizione esatta per il Cep di Cagliari, a patto di parlare del rione negli anni Ottanta e Novanta: perché ora è un'altra cosa, come testimonia la cronaca nera. Rarissimamente gli arresti di spacciatori avvengono al Cep (la piazza dello spaccio era via Flavio Gioia) e le forze dell'ordine intervengono di rado nel rione.

Che cosa è accaduto? Tante cose: molti tossicomani sono stati uccisi dall'eroina, prima di tutto, e con loro è morto o quasi il mercato dello spaccio. L'ex quartiere difficile ha inoltre un'identità conquistata a fatica: è il risultato dei sacrifici di molti assegnatari di alloggi popolari, che sono riusciti a riscattare gli immobili di Area e ora sentono come proprio un quartiere dove in principio furono semplicemente destinati. Ben servito dai mezzi pubblici, a un passo dal centro commerciale Marconi, pieno di giardinetti ben tenuti e dalle strade assai pulite, il Cep è ora terra di immigrazione, nel senso che famiglie provenienti da altri quartieri decidono di acquistare un appartamento riscattato dall'assegnatario.

E così un rione in cui un tempo si metteva piede solo se non si aveva scelta, ora ha un mercato immobiliare. Contrariamente a quanto accade in altri quartieri di edilizia pubblica residenziale, inoltre, il Cep non è affatto sommerso dalla spazzatura: qualche sacchetto abbandonato per strada qua e là, ma niente di più di quanto accade in altri rioni della città, compresi quelli più "blasonati". Il Cep, insomma, lo dimostra: alle maledizioni si può resistere, le maledizioni si possono rovesciare. Con questo quartiere si conclude l'inchiesta in puntate de L'Unione Sarda sui rioni cagliaritani che affrontano le situazioni più complesse.

Il servizio completo su L'Unione Sarda in edicola domenica 14 luglio.
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