È ufficialmente iniziato il secondo periplo dell’Isola. Si riparte laddove tutto era iniziato. Come se niente fosse accaduto, quasi che la regia di Roma non avesse dismesso nemmeno per un attimo la malsana idea di circondare il mare della Sardegna di grattacieli d’acciaio pronti a svettare oltre i 300 metri d’altezza. L’ultima imboscata è un poker di pale eoliche da far rabbrividire il buon senso, da mettere in allarme ogni legge del mare.

Pale, missili & povertà

Eppure, ancora una volta, nel mare del Sulcis, povero e lasciato impunemente senza futuro, e quello di Teulada, devastato da bombe e missili, si progetta un’invasione eolica da far rabbrividire. Centinaia di ciclopiche pale, quelle più grandi al mondo, capaci di gemmare e raddoppiarsi sullo stesso pilone, a rafforzare il devastante impatto sullo skyline della costa. A questi signori venuti d’oltre mare, attraversando alpi e fiordi, non è passata nemmeno per l’anticamera del cervello l’idea che questa terra in mezzo al mare, chiamata Sardegna, fosse abitata e che l’orizzonte della costa non fosse di proprietà di chi arriva e piazza a suo piacimento ogni mostro che gli pare. Invece, per svedesi e tedeschi, depositari di quattro nuovi progetti di centrali eoliche in mezzo al mare, non c’è limite all’ingordigia di incentivi plurimiliardari, da consumarsi a scapito del paesaggio della terra che fu degli Shardana. Rincorrono senza sosta affari da consumare a piene mani su quei fondi del Pnrr assegnati all’Italia per creare sviluppo. Loro, che quei denari non volevano proprio darli, ora, attraverso mille prebende di Stato, cercheranno di riprendersi tutto e di più, con bonus eolici e contributi in conto capitale per chi sventrerà il paesaggio costiero della Sardegna a colpi di eliche da 310 metri di diametro. In pratica la dimensione di tre campi di calcio che ruotano in cielo a forma di pale.

18 progetti offshore

L’opera di accaparramento del mare sardo sembrava conclusa con la presentazione di ben 14 progetti eolici offshore, capaci di aggredire ogni suo versante, dalla Costa Smeralda, alla Riviera del Corallo, passando per S’Archittu e Bosa, attraversando il mare a nord dell’Ogliastra sino ad Olbia, per consumarsi sul Golfo degli Angeli passando per Pula, Domus de Maria, Teulada, sino alle isole di Carloforte e Sant’Antioco, sfregiando per sempre lo scenario del Pan di Zucchero. E, invece, no. La capitaneria di porto di Cagliari li pubblica in serie, in un colpo solo. Nessuna premessa procedurale, come se anche gli ammiragli si fossero stancati di questa invasione del mare. Questi progetti, gli ultimi arrivati, li hanno gettati dentro il server informatico solo per dire che sono ufficialmente pubblicati. Gli uomini di bianco vestiti, con il codice del mare sempre a portata di mano, non sanno più come scriverlo. Del resto lo hanno detto e ridetto a Roma e dintorni: presentare progetti in ogni dove, senza criteri, senza regole, significa generare un Far West indecente, con un degrado non solo della pubblica amministrazione costretta a vagliare progetti indefiniti, ma soprattutto con un’aggressione al bene “mare” che non ha precedenti per una regione insulare.

Svedesi padroni

Non gli importa niente agli svedesi di Avenhexicon, una joint venture paritetica tra una società di Bologna che si dichiara sviluppatrice di impianti rinnovabili e la società Hexicon, il colosso delle bipale, una tecnologia unica nel suo genere che prevede lo sdoppiamento di quei mostri in mezzo al mare, con tutte e due le pale attaccate ad un unico galleggiante. Dimensioni colossali, 177 metri d’altezza per il pilone centrale e 310 metri di diametro delle pale rotanti. Un’altezza complessiva di 332 metri, le più alte per adesso pianificate in Sardegna, se si escludono quelle ipotizzate nella Costa Smeralda che potrebbero arrivare a 380 metri. Il primo progetto a firma svedese è tutto un programma: “Sardinia South 1”. L’hanno posizionato nel tratto di mare antistante Capo Teulada e l’Isola del Toro. La sintesi sono 32 strutture di fondazione galleggianti a forma triangolare ancorate al fondale, dotate ciascuna di 2 aerogeneratori, ciascuno con potenza nominale di 25 megawatt.

Sardinia 1&2

Il numero complessivo finale è di 64 pale per una potenza totale dell'impianto di 1.600 megawatt, per essere più chiari, tre volte tanto la centrale di Portovesme. Un impianto che da solo supererebbe di gran lunga la potenza elettrica in dotazione alle centrali termoelettriche dell’Isola. Peccato che di quell’energia in Sardegna, come per tutte le altre centrali eoliche, non resterà assolutamente niente. Certo hanno previsto 120 km di cavo sottomarino per farla arrivare all’imbocco dello Stagno di Cagliari, in località “Torre della Quarta Regia”, e successivamente, con cavidotti terrestri fino alla Stazione elettrica di Selargius. Se all’ingresso di Quartucciu dovesse davvero arrivare tutta quella energia elettrica sarebbero costretti a spostare anche Quartu. Con una domanda da padroni di casa altrui, svedesi & company, chiedono la concessione di quell’infinito specchio acqueo per 30 anni, poi si vedrà. I signori dei fiordi non sono originali nei nomi, ma lo schema nominale tradisce la concezione della Sardegna come “batteria elettrica” senza dignità, come un numero in serie da riservare ad affari senza particolare pregio: “Sardinia South 2”. Cambia solo il numero, resta l’ubicazione: Sud Sardegna. In questo caso cambia il numero degli aerogeneratori: saranno 15 strutture galleggianti, per complessive 30 pale, con una potenza prevista di 750 megawatt. Non cambiano i partner e nemmeno gli allacci, dal mare di Teulada i cavi sottomarini raggiungeranno Molentargius e, poi, tra fenicotteri e saline, verso Selargius.

2.350 megawatt

Con il raddoppio del progetto gli svedesi arriverebbero, se mai qualche folle dovesse autorizzarli, a ben 2350 megawatt complessivi, energia sufficiente per più di due milioni di abitanti, come se l’indice demografico della Sardegna avesse invertito la rotta, assumendo il trend genitoriale africano. L’invasione di ritorno, la seconda ondata, però, non è finita. Ai due progetti con la bandiera svedese si affiancano altri due, questa volta a matrice tedesca con la discesa in campo della capofila Bay/Wa, un colosso del settore energetico con sede a Monaco di Baviera. Nata per sostenere l'agricoltura tedesca, la multinazionale ora punta tutto su costruzioni e energia. Il suo schema d’azione non cambia, una coppia di centrali eoliche di dimensioni ridotte rispetto agli svedesi, ma pur sempre di dimensioni rilevantissime. Ogni centrale a mare avrà più di 500 megawatt, per oltre 1000 megawatt di potenza, quanto le centrali di Porto Torres e Portovesme messe insieme. La loro denominazione è di punti cardinali. Da circondare c’è l’Isola di Carloforte. I progetti lo dichiarano nei titoli: San Pietro Nord e San Pietro Sud.

Addio tonno rosso

Come dire il tonno rosso qui non avrà scampo. Le pale, questa volta senza raddoppio, saranno in tutto 68, con un’altezza pianificata di 268 metri. Nelle dichiarazioni a verbale anche i tedeschi sembrano non avere grandi dimestichezza con la realtà dei luoghi. Nel progetto scrivono che le due centrali arriveranno a produrre energia per almeno un milione e centomila abitanti. Sommando tutti i progetti offshore presentati sino ad oggi, compresi questi ultimi quattro, si arriverebbe a produrre energia elettrica per oltre 20 milioni di abitanti. La follia dell’eolico offshore nel mare dell’Isola diventa giorno dopo giorno un’operazione speculativa senza precedenti, tutta giocata sulla testa della Sardegna e dei sardi. E in molti continuano ad assistere in silenzio allo scempio.

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