A Report tengono banco le dichiarazioni di Massimo Cellino e la trasmissione Rai potrebbe riscrivere la storia di Calciopoli.

Il presidente del Brescia, ed ex patron del Cagliari, è stato intervistato da Report sul periodo forse più torbido del nostro calcio, quando era anche vicepresidente vicario della Lega Calcio. Sulla vicenda delle fideiussioni false ha raccontato: «Scesi in cortile, c’era un bidone di ferro, presi un po’ di trielina e poi ci ficcai dentro il faldone delle fideiussioni false. Il giorno dopo, quando arrivo la Guardia di Finanza perquisirono tutto, ma il faldone non c’era più. Insieme ad altri 7-8 presidenti, io ero il più giovane, cercavo di tenere la baracca in piedi. Ho iniziato a pulire tutte le schifezze che c'erano, non sapevo da dove iniziare. Avevo un contenitore con tutti i dossier: chi era iscritto con una fideiussione falsa, chi si scaricava come Irpef il trasporto. Andammo nel piazzale giù di sotto, c’era un bidone di ferro e con trielina facemmo bruciare tutto. L’indomani la Finanza tornò e non trovò quel che cercava. E io non c’ero neanche».

Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha spiegato che la trasmissione in onda questa sera parte «da una chiavetta che ci ha dato Luciano Moggi. L’aveva data ad Andrea Agnelli, l’ha data anche a un nostro inviato e devo dire che ci sono alcune intercettazioni molto interessanti che danno una lettura di quello che è stata Calciopoli, ma fanno anche capire qualcosa in più. Quello che emerge chiaramente è che c’è stata una volontà di un passaggio da una sorta di Prima repubblica del calcio ad una Seconda repubblica. E i protagonisti che abbiamo intervistato ci parlano proprio di incontri finalizzati a questo passaggio di potere, di un accordo politico imprenditoriale per, in qualche modo, scalzare il potere di Moggi, crearne un altro o comunque dare spazio ad altri poteri che già esistevano».

Tornando a Cellino, il dirigente sportivo di Sanluri riferisce anche di un incontro con Berlusconi: «Mi chiama Berlusconi e mi chiede di candidarmi. Io gli dissi che un presidente di calcio non deve fare il politico. Riprende il campionato, subito tre, quattro arbitraggi contro devastanti. Perdemmo tre partite di seguito in maniera vergognoso. Vado a Roma a casa di Berlusconi per parlare, c'era anche il ministro Beppe Pisanu. Ancora a dirmi che mi dovevo candidare… Io gli dissi che però gli arbitri mi stavano massacrando. Berlusconi guardò Pisanu e disse: Ministro, chiami Carraro per dirgli che gli arbitri devono essere giusti nei confronti del Cagliari. E Pisanu rispose “Chiamo Moggi, che è meglio”. Berlusconi diventò bianco».

Sulla chiavetta che avrebbe ispirato l’inchiesta di Report interviene anche il ministro Andrea Abodi: «Io non ho ricevuto alcuna chiavetta, altrimenti lo avrei detto forte e chiaro, informando subito l'autorità competente», dice il responsabile dello Sport del Governo Meloni, che ha smentito di essere tra i destinatari della chiavetta usb, contenete le intercettazioni di Calciopoli, che l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi ha detto di avergli inviato, così come al presidente del Coni Malagò e a quello della Figc Gravina. 

E ancora, durante Report è emersa una "cena segreta" tra Massimo Moratti, presidente dell'Inter, e il designatore degli arbitri, Paolo Bergamo. A parlarne è stato lo stesso Bergamo. Il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, lo aveva invitato dopo la sconfitta del 5 maggio 2002 con la Lazio costata ai nerazzurri lo scudetto. La cena ci fu a luglio.

"Moratti - ha raccontato Bergamo - mi chiese perché gli arbitri ce l'avevano con l'Inter". In seguito, secondo la ricostruzione di Report, Moratti si rivolse all'allora capo della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, per fare svolgere degli accertamenti sui favoritismi arbitrali: un "lavoro di intelligence" che Tavaroli commissionò alla società Polis Distinto. "Ma erano indagini illegali e io quando lo seppi feci causa", ha commentato Bergamo.

Nel corso della puntata è stato fatto presente che il procedimento giudiziario che ne è seguito è stato chiuso da "un accordo", i cui termini sono rimasti riservati, che obbliga l'Inter a indennizzare le persone che erano state monitorate.

(Unioneonline)

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