Fra le tante disgrazie che mostrano il lato oscuro di Hollywood, ad aver suscitato particolare sgomento fra l’opinione pubblica sono state le accuse di molestie sessuali nei confronti di Kevin Spacey. Fino a poco tempo prima, l’attore è rimasto impresso agli occhi degli spettatori nient’altro che per le sue interpretazioni memorabili, vantando una prolifica attività sul set e numerose collaborazioni coi più importanti cineasti viventi. Fra i tanti riconoscimenti, Spacey ha vinto l’Oscar nel 1996 per “I Soliti Sospetti” e nel 2000 per “American Beauty”, oltre a legarsi indissolubilmente a personaggi iconici come il serial killer John Doe di “Seven”, l’agente di polizia Jack Vincennes in “L.A. Confidential” e il machiavellico Frank Underwood nella serie televisiva “House Of Cards”. Risale ormai al 2017 la messa sotto giudizio per gli abusi compiuti nel 1986 a danno dell’attore Anthony Rapp, all’epoca appena quattordicenne. Le scuse nei confronti della vittima e la vittoria della causa civile da 40 milioni di dollari non son bastate a impedire il tracollo mediatico della star e a placare le ritorsioni contro di lui. Con una carriera ormai pressoché congelata, anche dopo l’assoluzione nel 2023 per il processo svoltosi nel Regno Unito, il divo è tornato nuovamente sotto i riflettori dopo la trasmissione il 6 e 7 maggio della docuserie britannica “Spacey Unmasked”, che rivelerebbe ulteriori retroscena sul suo passato con materiale d’archivio inedito e svariate interviste. Dopo la messa in onda del documentario, Spacey si è attivato per rispondere adeguatamente alle accuse da parte di Channel 4, ma l’esito pare non sia stato quello sperato.

Rivolgendosi ai fan con un post sul suo account X, ha scritto: «Channel 4 ha rifiutato sulla base del fatto che ritengono che chiedere una risposta in sette giorni a nuove, anonime e non specifiche accuse sia un'opportunità equa per me di respingere qualsiasi accusa nei miei confronti». Insistendo sulle questione, ha poi specificato: «Non starò seduto mentre vengo attaccato da un documentario unilaterale di una rete moribonda su di me nel loro disperato tentativo di ottenere ascolti. Ogni volta che mi è stato dato il tempo e un forum adeguato per difendermi, le accuse sono risultate infondate dopo essere state analizzate accuratamente».

Nel frattempo, moltissimi colleghi si son mobilitati per aiutarlo a ripristinare la sua immagine, schierandosi apertamente contro il contenuto del documentario. Fra i tanti, ad aver chiesto il suo ritorno sono stati anche gli attori Sharon Stone e Liam Neeson.

L’attrice americana ha affermato nel merito: «Non vedo l'ora di vedere Kevin di nuovo al lavoro. È un genio. È così elegante e divertente, generoso fino all'eccesso e conosce la nostra arte più di quanto noi la sapremo mai. È terribile che lo stiano accusando perché non sono stati capaci di venire a patti con se stessi per averlo sfruttato e non aver fatto i conti con loro stessi». Sulla stessa linea, Neeson ha aggiunto: «Sono profondamente rattristato nell'apprendere queste accuse contro Spacey. Kevin è un uomo di valore e un uomo di carattere. È sensibile, eloquente e non giudicante, con un fantastico senso dell'umorismo. È anche uno dei nostri migliori artisti a teatro e davanti alla macchina da presa. Personalmente, penso che la nostra industria abbia bisogno di lui e senta molto la sua mancanza».

Si accodano a queste affermazioni solidali quelle dell’attore Stephen Fry, che ha tenuto a precisare: «Mettere Spacey nella stessa categoria di persone come Harvey Weinstein e continuare a perseguitarlo e tormentarlo, dedicare un intero documentario ad accuse che semplicemente non corrispondono a crimini... Come può essere proporzionato e giustificato?».

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