Pensando a una serie di culto come “Game of Thrones”, sono pochi gli esempi che possono considerarsi alla stessa portata.

Già a partire dal suo debutto, lo show televisivo HBO ha conquistato un impressionante numero di spettatori per l’attenzione e lo scrupolo dimostrati nell’adattamento delle opere di George R.R. Martin, dando vita a un percorso di otto stagioni che - fino alla sua dibattuta conclusione - lo hanno incoronato tra i prodotti destinati al piccolo schermo più seguiti e apprezzati di tutti i tempi.

Come ormai noto, i creatori della serie David Benioff e D.B. Weiss hanno dovuto scontrarsi col malcontento di una buona fetta dei fan dopo il calo qualitativo degli ultimi episodi e il riscontro deludente della puntata finale. Se i motivi principali risiedono nel fatto che, a partire dalla quinta stagione, lo show non ha più potuto affidarsi alle linee guida dei romanzi - considerato che la saga delle “Cronache del ghiaccio e del fuoco” è ancora in attesa di una conclusione - ben altre responsabilità si attribuirebbero invece alle scelte compiute dagli showrunner, additati di non aver rispettato fino in fondo lo spirito dell’opera con una direzione frettolosa e poco ispirata.

Si è dovuto attendere a lungo perché la delusione cocente dell’ultimo episodio spegnesse le polemiche, e neppure il lancio di una petizione per chiedere ad HBO di girare daccapo l’ottava stagione sembra esser servita a qualcosa. In controtendenza, è intervenuto sulla questione l’attore Peter Dinklage, che per la sua interpretazione nei panni di Tyrion Lannister s’è posto in cima tra i personaggi più amati dello show. Anche dopo cinque anni, la star continua a credere che il finale di “Game of Thrones” sia meritevole di elogio, come rivelato nel corso di un’intervista a Rolling Stone per la promozione del suo ultimo film “The Thicket”.

Senza esitazioni, ha sostenuto a riguardo: «Mi piace il finale! Non dovete essere d'accordo con me. Non posso parlare dell'opinione di nessun altro, ed è questo che rende divertente il nostro lavoro, perché tutti hanno opinioni diverse e tutti possono scriverne, chiacchierarne, berci sopra e discuterne. È fantastico. Voglio dire, credo che significhi che stai facendo qualcosa di giusto».

Per chi invece non si fosse convinto anche dopo le opinioni concilianti del cast, c’ha pensato Warner Bros a placare i bollenti spiriti: come rivelato nelle ultime ore da The Hollywood Reporter, la casa di produzione sarebbe attualmente impegnata ad avviare i piani di realizzazione per un film ambientato nell’epico mondo del Westeros. In base alle informazioni raccolte, il progetto si troverebbe ancora in una fase embrionale, sprovvisto per il momento del regista, di uno sceneggiatore e del cast di partenza.

Resta in ogni caso interessante la scelta di un adattamento cinematografico, allineandosi alle intenzioni di partenza da parte dei creatori di procedere alle fasi conclusive con una trilogia di film. Tornando indietro al 2015, lo stesso Martin affermò in una passata intervista di essere a conoscenza da parte dei produttori della volontà di realizzare un lungometraggio: «Ci sarà un film, ma non sarò coinvolto. Ho troppo da fare. È una cosa di cui si stanno occupando HBO, DB e David. Ho altri due libri da finire e ho ancora tanto da fare. Stanno valutando la possibilità di fare un salto indietro nel tempo durante alcuni periodi della serie. Ciò significa che alcuni dei grandi personaggi che i fan hanno visto morire sullo schermo potrebbero risorgere».

Nel frattempo, oltre ai lavori in corso per la terza stagione di “House of the Dragon”, i fan sono impazienti di scoprire cosa riserverà la serie spin-off “A Knight of the Seven Kingdoms”, programmata per l’estate del 2025. In attesa di scoprire dettagli più corposi, Martin ha concesso qualche prima anticipazione con un commento rilasciato sul blog ufficiale: «A Knight of the Seven Kingdoms è uno show più piccolo di Games of Thrones o House of the Dragon, con un budget molto inferiore, ma voglio davvero che sia grandioso. Il novanta per cento della storia è ambientata in un campo, circondato da tende, non c’è stato bisogno delle enormi scenografie che hanno caratterizzato gli altri spettacoli, ma non può nemmeno sembrare finto o scadente, e i costumi, l'araldica e i combattimenti dovranno essere splendidi. Ero così felice quando sono arrivato lì e ho visto ciò che Ira e il suo team avevano costruito».

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