Speculazione energetica, la protesta dei 273 sindaci: «Tutta l’Italia è sotto attacco»
Dal Friuli alla Sicilia, fasce tricolori unite contro la devastazione di paesaggio e territorio. Da Orgosolo suona la carica: «La difesa del territorio riguarda tutti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Si è fatta motto di protesta interregionale, la contrarietà dei sindaci alla speculazione energetica. Dal Friuli alla Sicilia, passando per la Sardegna, sono diventate 273 le fasce tricolori che lottano contro il business di pale e pannelli. «Perché un conto è l’autoproduzione, su cui siamo tutti d’accordo – suona il pensiero condiviso, la spinta collettiva alla battaglia –. Altra cosa è accaparrarsi i sussidi nazionali in nome del rispetto ambientale, quando invece nella pratica succede l’esatto contrario: è proprio l’ecosistema a subire le maggiori devastazioni».
Le adesioni
Sono dieci, a oggi, i Comuni sardi che hanno aderito al coordinamento voluto a inizio anno da un attivista, Antonio de Felice. Epicentro, la Puglia, «una delle regioni più duramente colpite dall’assalto delle rinnovabili». Abbondano sole e vento, da quelle parti, come in tutto il Mezzogiorno. Inclusa la nostra Isola. Ecco allora che Orgosolo, Genoni, Zeddiani, Guspini, Busachi, Uta, Isili, Las Plassas, Nurallao e Villanovatulo hanno detto sì alla chiamata interregionale. Uno dei portavoce è Angelo Radica, sindaco di Tollo, 4mila abitanti e spiccioli in una terra di vigne, provincia di Chieti. Ma l’allarme arriva sino al Nord Italia. «Uno dei rischi della speculazione energetica – spiega il primo cittadino – è il consumo di suolo». Una battaglia impari con l’agricoltura, esposta alla possibilità di vedersi spingere in spazi sempre più ristretti per via dell’avanzata di pale e pannelli. «Noi non siamo contro le rinnovabili. Noi siamo per uno sviluppo di eolico e fotovoltaico rispettosi dell’ambiente. Quindi ammettiamo come aree idonee i tetti delle case, i fabbricati esistenti e le aree già compromesse, come quelle industriali. Un paletto fermo sancito anche dal Pniec, il Piano nazionale per l’energia e il clima. Il problema è che, al momento, si tratta di una previsione totalmente disattesa. Nei nostri Comuni avanza la devastazione di paesaggio e territorio».
L’orizzonte
A Genoni il capo del Municipio è Gianluca Serra. «Un pezzo di Sardegna che l’assalto delle rinnovabili rischia di cancellare – dice –. Nel nostro territorio gli speculatori puntano a realizzare una sottostazione elettrica più impianti di accumulo elettrochimico. Batterie al litio a una distanza di seicento-settecento metri dalle ultime case. In totale una trentina di ettari da immolare sul finto altare delle rinnovabili. Questo non è futuro. Questa è distruzione». Serra ha aderito al Coordinamento interregionale per far arrivare fuori dall’Isola «la storia di Genoni, in una sorta di gruppo informativo che condivide esperienze e valori». Con una convinzione: «Le 211mila firme alla Pratobello dimostrano che noi sardi siamo più avanti di tutti nella difesa del territorio, ma è bene che il movimento dei sindaci superi il mare».
Ennesimo appello
Pasquale Mereu, uno dei promotori della legge di iniziativa popolare, torna sulla Pratobello per ripetere che «il Consiglio regionale non può continuare, come fa da un anno, a mettere la testa sotto la sabbia. La speculazione energetica resta un problema irrisolto, tanto nella nostra Isola quanto nel resto d’Italia. Ecco perché Orgosolo ha aderito al Comitato interregionale: la difesa del territorio ci riguarda tutti. La tutela del paesaggio nulla c’entra coi personalismi. La Sardegna è di tutti e insieme abbiamo il dovere di proteggerla dagli appetiti delle multinazionali».