Sandro Arzu, la lettera di addio sarà presentata ai giudici del Riesame
Ieri l’autopsia, il corpo del 56enne di Arzana sarà riconsegnato ai familiari per la celebrazione dei funeraliPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Al momento della visita non emergono elementi a favore di un rischio di suicidio». Così avevano scritto lo psichiatra e lo psicologo del carcere che, il 29 maggio, tre giorni dopo il suo arresto perché sospettato di omicidio, avevano visitato Sandro Arzu nel Presidio per la tutela della salute della Casa circondariale di Uta.
Dieci giorni dopo, la notte tra l’8 e il 9 giugno, verso le 3, il 56enne si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella di isolamento, pare con i lacci delle scarpe.
Su disposizione del pubblico ministero di turno, sostituta procuratrice Rossella Spano, ieri mattina si è svolta l’autopsia che ha rilevato la morte asfittica da trauma meccanico che ha bloccato la respirazione. Solo nelle prossime ore la salma sarà riconsegnata ai familiari per consentire la celebrazione dei funerali che si svolgeranno ad Arzana.
Nel foglio che ha scritto a mano prima di togliersi la vita e che gli agenti della Penitenziaria hanno recuperato in cella, Arzu scagiona i fratelli Sergio e Roberto, il nipote Gianluca e il compaesano Pier Giorgio Piras, chiarendo che non sono coinvolti col delitto di Marongiu. Poi si rivolge ai familiari più stretti, chiedendo loro perdono per gli errori e per la sofferenza causata. Parole che denotano come ormai si sentisse stanco e senza più forze.
L’articolo completo di Francesco Pinna su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital