“I valori di una certa sinistra che fu quella di Berlinguer sono stati raccolti dalla Lega”. Proprio questo si è fatto lecito di sostenere il Segretario della stessa “Lega Nord”, oggi già sorprendentemente “Lega Nazionale per Salvini Premier”, in occasione della inaugurazione della nuova sede di partito in Via delle Botteghe Oscure.

In effetti lo avevamo capito fin dall’agosto dello scorso anno che il sole non porta affatto bene al “Cazzaro Verde”, come ha voluto definirlo Andrea Scanzi nel suo libro, ma arrivare a pensare che si sarebbe reso protagonista di ulteriori dichiarazioni dagli “effetti speciali e dai colori (rosso - verdi) ultravivaci”, davvero poteva sembrare inconcepibile. Ma, a pensarci bene, siffatto atteggiamento solo in apparenza schizofrenico non dovrebbe sorprendere affatto da parte di chi, non solo, per un verso, al pari del “Pupo” grillino Luigi Di Maio (quest’ultimo all’atto stesso della costituzione dell’esecutivo giallo rosso), ha voluto sostenere che “Destra e Sinistra sono superate”, ma anche da parte di chi, per l’altro verso, tradendo il centro destra ed i propri “alleati” pur continuando a sostenere di esserne il leader proprio all’indomani del 4 marzo 2018, è riuscito addirittura a sottoscrivere, come un vero “mercenario” di una politica a-politica, soggettivamente reinterpretata, un inusuale, quanto perfettamente inutile, contratto di governo con un Movimento che fino alla vigilia di quelle stesse elezioni politiche era stato suo acerrimo avversario.

Cosa non si fa per il potere, cosa non si fa per riuscire ad occupare lo scranno di uno dei dicasteri strategici del nostro governo italiano, ossia quello del Ministero dell’Interno in Piazza del Viminale. E “come si cambia per non morire”, per cercare (inutilmente) di non restare travolto sotto il peso degli errori commessi a seguito di quel fatidico mojito consumato al Papeete.

Come da copione, poi, secondo quanto è stato possibile apprendere dai principali mezzi di informazione, non si è fatta attendere la reazione dei comunisti, i quali, per bocca, tra gli altri, di Emanuele Macaluso, hanno gridato alla vergogna, sottolineando, nel contempo, come Berlinguer (aggiungiamo noi), a differenza dell’ex capitano leghista e probabile aspirante “multitasker”, fosse un verace “comunista, il segretario del Pci, un internazionalista, uno che (aveva) messo in marcia il Paese su questioni fondamentali”.

Ma, al di là di tutto, financo delle semplici parole letteralmente interpretate ed intese, cosa c’è di vero, se davvero c’è, nelle fantasmagoriche dichiarazioni del simpatico Mister Padania? Cosa si nasconde dietro quella esternazione verbale così eclatante nella sua inverosimiglianza? Quale può mai essere il ruolo di un Salvini tragicomicamente trasformista e all’occorrenza mistico branditore di Rosari, all’interno di una coalizione di centro destra e/o, arrivati a questo punto, di qualsiasi altra coalizione? E’ proprio vera l’affermazione secondo la quale la Destra e la Sinistra non esisterebbero più, oppure si tratta semplicemente di una dichiarazione dal sapore “de-responsabilizzante” ad uso e consumo di chi, artatamente, rifugge qualsivoglia comunque scomodo inquadramento di appartenenza? Oppure si tratta di affermazione utile a giustificare solamente l’incapacità propria, nonché quella dei protagonisti del palcoscenico politico contingente (con le dovute doverose eccezioni), di interpretarne efficacemente i valori fondanti? Quali sono le conseguenze di siffatto relativismo ideologico sul piano della governabilità?

Mi rendo conto che gli interrogativi sono tanti, e tanti altri ve ne sarebbero se volessimo realmente sfrugugliare le ragioni di fondo di determinati “modus pensandi”, sicché, di conseguenza, anche il cercare di offrire risposte soddisfacenti, tutto sommato, potrebbe apparire come impegno non troppo agevole da conseguirsi soprattutto allorquando, come nel caso specifico, a regnare sia solamente il gran caos concettuale maldestramente riflesso sul piano pragmatico. Intanto, perché, meglio chiarirlo subito, colpi di sole a parte, e ferma restando l’assurdità di una qualsivoglia equiparazione tra la Nuova Lega del leader Padano ed il Pci del compianto e mai dimenticato Enrico Berlinguer, è oltremodo evidente che quell’infelice boutade assume un qualche significato, sia pure inaccettabile, solo laddove inserita, in funzione legittimante e qualificante della necessarietà della propria permanenza nella carica sempre più insidiata da personalità assai più interessanti quali quelle di Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti, nel più vasto e purtroppo vuoto “Progetto Verde” finalizzato alla estrema massimizzazione di un consenso oramai in costante calo in vista delle prossime (Covid 19 permettendo) competizioni elettorali di carattere regionale e locale.

Quindi, perché, con buona pace di Matteo Secondo da Pontida, “santificato” nel corso di quella fatidica c.d. Notte delle Scope, allorquando anch’egli, al pari del popolo leghista, volle imbracciare le ramazze perché “l’è ura de netà fo’ol po’ler” dagli scandali che avevano interessato il Senatur e la sua famiglia, appare ai più incontestabile che la sua Lega, Nazionale o che dir si voglia, è stata, è e resterà pur sempre un movimento tipicamente identitario siccome sedicente erede (si fa per dire) di una male interpretata estrema Destra, che col suo atteggiamento marcatamente xenofobo espresso al grido di “prima gli italiani”, vorrebbe pretendere, ma sempre e solo a parole, di rendersi autentica interprete di quella fascia di popolazione diversamente marginalizzata e, proprio per questo, scarsamente rappresentata, la quale, tuttavia, nulla ha a che spartire, per evidenti ragioni generazionali, con la classe operaia rappresentata e difesa dall’allora Comunismo imperante.

Inoltre, perché Salvini, quale attuale esponente di punta di un partito morfologicamente adattabile all’ideologia del momento, siccome fisicamente militante nella storica coalizione di centro destra ma terminologicamente espressivo dei valori tipici della sinistra più marcatamente verace, non solo può apparire, come di fatto appare, scarsamente affidabile agli occhi financo degli stessi alleati, ma appartiene a quella categoria di politici cosiddetti “Mordi e Fuggi” che non essendo troppo capaci, a livello umano, come pure a livello logistico, di intraprendere percorsi politici impegnativi e regolari, si adoperano con hashtag e slogan veloci di sicuro impatto istantaneo ma di scarsissimo effetto temporale nel medio e lungo termine, quindi, perciò stesso, destinati a polverizzarsi nel volgere di un batter di ciglia. Ancora, perché considerare obsoleto disquisire in termini di Destra e di Sinistra si traduce non solo in una negazione cognitiva inaccettabile da parte di chi pretenda di rappresentare le istanze di un Popolo comunque ideologicamente schierato sebbene troppo spesso deluso e tradito nelle proprie aspettative, ma anche in una concezione distorta della Politica che da “Arte del buon Governo” avente ad oggetto l’amministrazione dello Stato, vorrebbe forse essere reinterpretata quale “Arte del Mercenariato Politico Puro” nella illusoria speranza del non divenire demodè col trascorrere del tempo. Infine, perché, stando così le cose, ed essendo il panorama politico attuale estremamente frammentato e confuso, la governabilità, tecnicamente intesa, per definizione, quale simultanea compresenza di requisiti socio-economici e istituzionali idonei a consentire la continuità dell’azione di Governo, già gravemente menomata da una legge elettorale che penalizza massimamente le formande maggioranze, diviene essa stessa utopia rendendo estremamente difficile il conseguimento degli obiettivi da perseguire nel miglior interesse comune. Che dire ancora. Nulla o forse tutto: “l’ideologia, l’ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia, è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c’è” (cfr. Giorgio Gaber, Destra-Sinistra).

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato Nuoro)
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