È pronto a ripartire. Con lo spirito di quando, era il 2011, ebbe la meglio alle Primarie del centrosinistra su Antonello Cabras e alle Comunali su Massimo Fantola. Lui, che all’epoca aveva 35 anni, appoggiato da un esercito di giovani sostenitori, si impose su due icone della politica sarda. Ora, a 48 anni, si ripresenta per la terza volta: «Riapriremo l’anfiteatro agli spettacoli», dice Zedda. «Faremo in modo che diventi un monumento aperto al pubblico e ai turisti. Lo sarà di sicuro anche il parco archeologico di Tuvixeddu».

A che punto del percorso è rimasto?

«A prescindere dai ruoli istituzionali ricoperti in questi cinque anni fuori da Palazzo Bacaredda, non ho mai smesso di ascoltare Cagliari».

Come la ritrova?

«Credo dal più profondo del cuore di vivere in una città magnifica. Certo, in questi ultimi cinque anni qualcosa non è stata fatta a regola d’arte».

Nel 2011 vinse con lo slogan “Ora tocca a noi”. Oggi quale potrebbe essere?

«Cagliari va oltre. Oltre le divisioni e gli steccati. Non è la capitale del Mediterraneo, ma guarda ai Paesi del Mediterraneo come luoghi di dialogo. Il nostro più grande obiettivo è far capire che la città è di tutti. Non è del sindaco. Siamo aperti alla condivisione e all’ascolto di chi si sente abbandonato dall’amministrazione, degli anziani e delle persone sole che rivendicano il diritto alla salute e ai servizi sociali».

Parliamo di cantieri.

«Troppi, tutti assieme. La città, dal punto di vista della viabilità, si è ingolfata».

Come rimedierà, se ridiventerà sindaco?

«Su via Roma c’è un progetto che si può modificare solo in parte. Accelereremo il completamento delle opere. Così faremo anche su via Dante, su viale Trieste, su Sant’Avendrace: i cantieri non possono essere eterni».

A proposito del piano per via Roma…

«È stato portato avanti un progetto senza aver coinvolto l’Autorità portuale. È il caso di riallacciare i rapporti. E poi, per un intervento così impattante, serve uno studio sul traffico».

Lei fu criticato per aver chiuso per un mese via Roma in piena estate.

«Era un progetto sperimentale, in previsione di interventi sulla viabilità. Ma qui, ora, la città è bloccata da un anno».

La prima cosa che farà da sindaco.

«L’ho già fatta, da candidato».

Che cosa ha già fatto?

«Venerdì ho incontrato per tre ore la governatrice Alessandra Todde per discutere di programmazione strategica, di portualità, di collegamenti, facendo il punto di ciò che la Regione può fare per la città e viceversa. A cominciare dalla riapertura dei rapporti istituzionali, ultimamente non proprio floridi, fino alle questioni più immediate».

Quali?

«Mi riferisco, ad esempio, alla questione della sosta. La presidente si è mostrata disponibile ad aprire al pubblico i parcheggi della Regione che, soprattutto nei weekend, sono inutilizzati. Più in generale, vogliamo realizzare parcheggi a ridosso del centro: penso che si potrebbero ricavare in viale Colombo e non solo».

Piste ciclabili.

«Bisogna rimetterci mano. Alcune sono state fatte senza capo né coda».

Chiuderà la vicenda stadio?

«Dobbiamo recuperare il tempo perso. So che noi lasciammo tutto pronto per iniziare i lavori nel 2021. Ora occorre accelerare: il discorso vale anche per il palazzetto dello Sport».

Come è la Cagliari che sogna?

«È una città che guarda allo sviluppo, che attrae i giovani, che promuove nuove intraprese economiche, che rafforza il tessuto imprenditoriale e che fonda il suo sviluppo sul sociale. Occorre eliminare ogni ostacolo burocratico che limiti lo sviluppo».

La linea sulle opere strategiche?

«Puntiamo al maggior coinvolgimento possibile sia della società cagliaritana che del tessuto economico-produttivo per progetti, concorsi di idee, bandi. Ogni professionista, anche sardo, cosa che è stata impedita negli ultimi anni, deve poter esprimere le proprie idee e presentare i propri progetti di sviluppo relativi a cose e luoghi. Quando realizzammo il Poetto, oltre a battere la media europea dei tempi tra bando e consegna, ricordo che dalla progettazione ai lavori tutto fu condotto da professionisti e imprese sarde. Ora vogliamo che il nostro lungomare termini con una bella spiaggia a Sant’Elia, dove c’è la sabbia naturale. Ma anche completare il porticciolo».

Il turismo può crescere?

«Cagliari sta acquisendo la mentalità giusta. Ora deve abituarsi ai grandi eventi internazionali: penso alla convegnistica, oltre che ai concerti. Era già nella volontà del presidente del Cagliari realizzare uno stadio con diverse funzioni polivalenti, compresi eventi di spettacolo. Certo, non è sufficiente solo lo stadio, ma serve avere una serie di luoghi e di realtà tali da poter permettere grandi eventi diversi tra loro, anche per numero di partecipanti».

A che cosa si riferisce?

«La Fiera va ripensata e dobbiamo aprire i luoghi che sono stati chiusi in passato. Parlo del teatro della Vetreria di Pirri, del Teatro Civico di Castello e, come ho già detto, dell'Anfiteatro romano, che può essere restituito al pubblico anche come luogo di spettacolo con le autorizzazioni degli enti che tutelano i monumenti e i siti archeologici».

Quando parla di Cagliari città verde non si riferisce solo ai parchi?

«Ci sono degli studi secondo cui, sfruttando il fotovoltaico in capannoni e zone non necessariamente abbandonate, si può abbattere la bolletta energetica. Partiremo dai rioni più popolari, dove l’esigenza è più sentita».

Ma non è l’unica.

«A Sant’Elia, come a Is Mirrionis, via Castelli, San Michele e Santa Teresa, puntiamo sulla formazione. E porteremo lì gli asili e le scuole elementari e di primo grado più belle di Cagliari. Giovanni Berlinguer sosteneva che un basso livello di istruzione coincideva con alti costi sanitari. Realizzeremo case della salute con pediatri e medici di base».

Lei è per l’ampliamento dell’aeroporto?

«Se si punta alla crescita del turismo è imprescindibile. L’aeroporto è stato concepito nel 1990 per 5 milioni di persone. Dobbiamo andare oltre».

C’è polemica per la pianificazione urbanistica di alcune zone periferiche.

«A prescindere, proporremo che la pianificazione sia metropolitana. Non è possibile che Cagliari pensi in un modo e, ai suoi confini, altre amministrazioni programmino in modo diverso. Serve più dialogo istituzionale».

I suoi avversari per ora sono Alessandra Zedda e Giuseppe Farris.

«La città è di tutti, quindi anche dell’opposizione».

Lorenzo Piras

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