Zona franca? Bocciata. Il principio di insularità nella Costituzione? Pure. Francesco Desogus spazza via due battaglie centrali nella politica sarda, o perlomeno le ridimensiona assai. Meglio puntare su una seria fiscalità di vantaggio, dice il candidato governatore del Movimento 5 Stelle, mentre sulla compensazione dello svantaggio insulare sposta il campo di gioco: la partita, a suo giudizio, si gioca a Bruxelles più che a Roma. «Anziché una raccolta di firme per inserire la norma nella Costituzione - obietta - serve una lotta con l'Ue, che detta il principio ma non lo applica».

E invece col governo teoricamente amico, se lei vincerà, che tipo di rapporto avrà?

"Un indice statistico dei rapporti Stato-Regione sono i ricorsi: io spero che, se vinciamo, non ce ne sia neppure uno. Col governo vorrei un rapporto molto franco e schietto. L'altra sera a Cagliari, in piazza con Di Maio, ho tirato fuori la bandiera sarda per dire che tengo molto alla mia identità".

Significa che, da presidente, sarà capace anche di assumere atteggiamenti conflittuali col governo, se necessario?

"Vede, il M5S è un grande meet-up, un'agorà. C'è sempre un dialogo, che può essere anche acceso. Se una nostra azione di governo incontra difficoltà, si discute e si cerca la soluzione. Non vorremmo mai arrivare a un conflitto amministrativo. Però il problema dei rapporti tra poteri è reale".

Pensa che si debba rivedere lo Statuto speciale?

"Ha dato risultati ma è un po' datato, e in parte inapplicato. Vogliamo riscriverlo, ma con tutti i partiti: è lo statuto dei sardi, non solo del Movimento 5 Stelle".

Ma lo Stato potrà mai concederci maggiori poteri?

"Beh, sulle servitù militari l'attuale governo ha mostrato sensibilità verso la Sardegna, come dimostra Porto Tramatzu. Oppure pensiamo alla vertenza Aras: si sono superati gli scogli normativi perché i lavoratori venissero riassorbiti da Laore".

Se fosse presidente, le darebbe fastidio il trasferimento di Cesare Battisti in Sardegna?

"Non vedo che fastidio possa dare, penso che le carceri sarde siano abbastanza sicure. Evidentemente hanno avuto i loro motivi di tipo logistico".

Di Maio ha parlato di reddito di cittadinanza per 226mila sardi. Ma non costerebbe troppo?

"No perché il fondo sarà ripartito in base al reddito. E i Comuni, per com'è pensata la legge, avranno in teoria 226mila cittadini disponibili a operare per loro, otto ore alla settimana".

Quella misura si sommerà al Reis introdotto dalla Giunta Pigliaru, o lo sostituirà?

"Meglio che lo sostituisca, così che le risorse vengano assegnate tutte con un unico modello. Il Reis è l'esempio di quello che è accaduto negli ultimi anni, quando in tanti hanno cercato di scimmiottare le idee del M5S: come la legge Severino sull'incandidabilità dei condannati".

Può chiarire la posizione del M5S rispetto alla metanizzazione della Sardegna?

"Noi vogliamo un'isola libera da fonti fossili, alimentata solo da fonti rinnovabili. Ci vorranno anni, ma speriamo di essere la prima regione ad arrivarci. Per il metano non c'è preclusione assoluta, tranne che sulla dorsale di distribuzione. Può essere un'energia che subentra al carbone, soprattutto per le industrie, nella fase di transizione".

Le industrie non vogliono lo stop accelerato al carbone.

"Chiariamo: la data del 2025 non l'abbiamo decisa noi, ma il governo Gentiloni. L'Enel sta già lavorando per la riconversione. La nostra domanda energetica è legata al modello di sviluppo. Quello energivoro avuto finora, dannoso per l'ambiente e la salute, non ci va bene".

Quindi siete contro l'industria?

"No, crediamo che possa sussistere una manifattura di qualità, di alto contenuto tecnologico. Da valorizzare insieme all'artigianato, di cui è necessario favorire l'export. Inoltre la Regione deve aiutare il turismo, facendo conoscere davvero il marchio Sardegna nel mondo e promuovendo quelle forme di turismo che possono funzionare tutto l'anno".

Cosa pensa della zona franca?

"Per fare impresa in Sardegna servono anzitutto le infrastrutture, a partire dalla banda larga, e anche incentivi. Se parliamo di zona franca integrale, la gente magari pensa che non dovrà pagare più l'Iva, l'Irpef, le accise. Ma se così fosse, il bilancio regionale non esisterebbe più. È improponibile. Invece siamo favorevoli alla fiscalità di vantaggio per alcuni settori".

Parliamo di sanità: cancellerete l'Asl unica?

"Sicuramente. Si tornerà a 3-4 Asl territoriali, accanto alle due aziende ospedaliero-universitarie e al Brotzu. La riforma Pigliaru è stata un fallimento, una soluzione ragionieristica per risolvere il deficit con tagli orizzontali e verticali. E proprio in questi giorni vediamo il vero volto della sanità sarda col susseguirsi delle nomine. Più che la salute, tutelano la poltrona. Noi vogliamo superare questo sistema di gestione della cosa pubblica".

Ma un unico centro di costo può razionalizzare la spesa.

"Infatti dovremo creare una cabina di regia e accentrare su un unico organismo gli acquisti di beni e servizi, e il reclutamento del personale".

Che cosa proponete per i trasporti aerei e navali?

"Di estendere la continuità territoriale aerea agli aeroporti di secondo livello: ci sono paletti Ue, ma il governo vuole cercare di superarli. Va rivista anche la continuità marittima, per garantire la qualità del servizio e i prezzi. Nella mia idea, la tariffa base su ciascuna rotta dovrebbe essere parametrata, in base alla distanza coperta, a un analogo tragitto col treno".

Niente flotta sarda?

"Assolutamente no".

Idee sull'urbanistica?

"Riprenderemo in mano la legge. Per noi l'urbanistica non riguarda solo le città ma l'intero ambiente sardo. Serve una legge semplice, poche parole e poca burocrazia, così che il cittadino e il professionista abbiano quelle quattro regole da seguire e non le complicazioni attuali. Certo non toccheremo mai la fascia dei 300 metri dal mare: al massimo si potrà migliorare qualcosa dell'esistente".

Conta di annunciare prima del voto la lista degli assessori?

"Sì, lavoriamo per indicare tutta la squadra, o almeno alcune personalità. Questo ci differenzia dagli altri partiti, che devono aspettare l'esito del voto e poi spartirsi i posti di governo e sottogoverno".

Può anticiparci qualche nome?

"No, troppo presto. Ma posso dire che sceglieremo figure della società civile e non necessariamente iscritte al Movimento. Faremo una specie di bando, prevarrà la competenza. Di sicuro non ci saranno assessori con precedenti penali o con un passato politico imbarazzante".

Giuseppe Meloni

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