"Il premier? Né io né Di Maio". Lo afferma categoricamente Matteo Salvini in diretta su Skytg 24, da Aosta.

Sciolti i nodi del contratto di governo da presentare al Colle ora resta quello più insidioso per l'inedito esecutivo giallo-verde che si va formando. Chi sarà il presidente del Consiglio?

"Sarà una persona seria, garante dell'attuazione di questo programma", afferma il leader del Carroccio. Un mero esecutore a Palazzo Chigi? "Non diamo pacchetti chiusi a nessuno, il presidente del Consiglio sarà protagonista, o magari già lo è della stesura di questo programma".

"Se chiudiamo, chiudiamo lunedì anche con il nome del premier - precisa Salvini - altrimenti avremmo fatto un grande lavoro di cui qualcuno ci sarà grato. Comunque vada lunedì la parola torna al presidente Mattarella". "Abbiamo fatto un enorme lavoro in un tempo limitatissimo, altro tempo non ne vogliamo portare via", aggiunge il leader del Carroccio dicendosi "ottimista" sull'avvio del governo.

Fiducioso anche il leader pentastellato: "Adesso stiamo ragionando sul premier, è la cosa che ancora dobbiamo dirimere, ma sono sicuro che troveremo una soluzione. Sono molto fiducioso perché, creata la base del governo, il premier non sarà un problema. Avrete il nome nei prossimi giorni".

Gli ultimi ritocchini al contratto saranno conclusi entro stasera dunque, poi il voto dei militanti (su Rousseau i pentastellati, nei gazebo i leghisti), quindi il fatidico nome del premier.

I due leader hanno lasciato Roma e si sentiranno telefonicamente nei prossimi giorni, anche se domani potrebbero già incontrarsi a Milano. entrambi infatti saranno nel capoluogo lombardo, anche se Salvini chiarisce che domani non c'è nessun incontro in programma.

IL TOTONOMI - Tramontata l'ipotesi staffetta della carica di primo ministro, le due forze politiche sarebbero d'accordo sul far sedere un 5 Stelle sullo scranno più alto di Palazzo Chigi, un leghista su quello del Viminale e di altri ministeri di peso.

Di nomi per il ruolo di premier finora ne sono circolati molti, forse troppi: nella roulette di Palazzo Chigi sopravvivono le candidature di Di Maio (che nonostante il no odierno di Salvini non è detto sia del tutto tramontata), del deputato 5 Stelle esperto di giustizia Alfonso Bonafede, del questore anziano della Camera Riccardo Fraccaro, e dell'ex capogruppo M5S al Senato Vito Crimi.

Saltano invece i nomi di Giulio Sapelli, Vincenzo Conte (sussurrata all'orecchio del Colle come ipotesi nell'ultimo giro di consultazioni), Matteo Salvini e dell'ex direttore di Sky tg24 e oggi parlamentare pentastellato, Emilio Carelli.

Per i ministeri, in pole ci sono Giampiero Massolo - presidente del Cda di Fincantieri - agli Esteri e ancora Bonafede, alla Giustizia. Salvini potrebbe andare al Viminale, Giorgetti sottosegretario con delega ai Servizi mentre la Lega dovrebbe indicare i nomi per l'Agricoltura e il Turismo. Economia e Politiche Ue? Potrebbero finire ai tecnici.

SUL PROGRAMMA - Per quanto riguarda il contratto di governo, Lega e Movimento 5 Stelle avrebbero messo definitivamente un punto al documento da presentare al Colle.

Tra i cambiamenti previsti rispetto a quello che è emerso finora, il più rilevante riguarda il reddito di cittadinanza: nonostante le richieste dei Cinque Stelle, ci sarà un limite temporale previsto per l'erogazione dei 780 euro, che sarà di due anni.

Non c'è invece il referendum sull'uscita dall'euro, ma si parla di revisione del fiscal compact e di altri trattati, "assieme ai partner europei".

C'è la flat tax, due aliquote al 15% e 20%, aliquota unica al 15% per le imprese, e c'è la riduzione del numero dei parlamentari, così come l'abolizione del Cnel alla voce del taglio dei costi della politica.

(Unioneonline/D-L)

IL CONTRATTO DEL 16 MAGGIO

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