Studia da premier e vuole scrollarsi l'etichetta da leader di una forza senza controllo: «Puntiamo solo a migliorare la qualità della vita degli italiani». Gli slogan di Luigi di Maio sono ai minimi termini, anche se è difficile tenere a bada la pancia del Movimento 5 Stelle, abituata al fragore della vita social. «Ma non dateci dei populisti, abbiamo un programma serio. Siamo l'unica forza politica in grado di realizzare le riforme strutturali di cui ha bisogno il Paese». Uno sguardo alla Sardegna: «I sondaggi dicono che è stato premiato il nostro lavoro sul territorio».

Trentun anni, maturità classica, l'università abbandonata in fretta, il candidato presidente è l'enfant prodige della politica italiana: da Pomigliano, dove ha tentato senza riuscirci l'avventura in Consiglio comunale, è partito per la stagione in Parlamento, scalando in fretta le gerarchie pentastellate. Grillino della prima ora, a ventisei anni si è ritrovato il più giovane vicepresidente della Camera di sempre. Opposizione dura ma mai troppo gridata, con posizioni centriste negli assetti del movimento: a settembre si è lanciato nello scatto decisivo. Candidatura da premier e via libera della base con un pacchetto di trentamila voti. Da quel momento è battaglia elettorale alla ricerca dell'impresa alle urne del 4 marzo. Domani arriverà in Sardegna per un tour di due giorni in tutta l'Isola.

Ultimo mese di corsa, M5S può vincere?

«Il M5S può farcela, siamo già la prima forza politica con altri margini di crescita. Ma ora è il momento in cui bisogna rimanere concentrati: stiamo girando l'Italia da nord a sud, vogliamo che i cittadini conoscano il nostro programma per dare agli italiani più qualità della vita»

Ma lei è pronto a guidare l'Italia?

«Lo sono, consapevole della grande responsabilità che questo comporta. Ma non governerò da solo, accanto a me avrò una squadra di uomini e donne con testa e cuore per amministrare bene il Paese, mettendo al centro l'interesse dei cittadini».

A leggere i sondaggi c'è un forte rischio di ingovernabilità.

«È l'effetto di una legge elettorale che i partiti hanno voluto solo per mettere in difficoltà il M5S, fregandosene della stabilità dell'Italia».

Negli ultimi giorni ha mandato segnali di apertura alle altre forze politiche.

«L'ho sempre detto e lo ripeto: noi non possiamo fare alleanze con quei partiti che hanno distrutto il nostro Paese, partiti per i quali governare significa solo pensare ai propri interessi».

Se vincete, siete pronti a fare accordi?

«Presenteremo i nostri venti punti per migliorare la qualità della vita degli italiani e chiederemo alle altre forze politiche di convergere su questi temi. Senza poltrone e incarichi in cambio».

Stare all'opposizione è più semplice che governare.

«La fiducia crescente che i cittadini ci stanno dimostrando è la prova che stiamo facendo bene. Amministriamo tanti Comuni in tutta Italia, tra cui Roma e Torino, ora vogliamo governare il Paese».

Era a Londra dagli investitori internazionali, poi ha incontrato gli imprenditori. Sta studiando da premier?

«Sto raccontando l'idea dell'Italia che vogliamo realizzare. Agli investitori internazionali ho spiegato che abbiamo un programma serio, che non siamo populisti e che siamo l'unica forza politica in grado di realizzare quelle riforme strutturali di cui l'Italia ha bisogno: quelle che i partiti per vent'anni non hanno voluto fare».

Ha già la lista dei ministri?

«Ci stiamo lavorando, i cittadini conosceranno la mia squadra prima delle elezioni. E non sarà patrimonio del M5S, sarà patrimonio di tutto il Paese».

Le danno la colpa di essere troppo giovane. Renzi era considerato giovane a quarant'anni. Lei quindi è ancora un bambino?

«In Europa nessuno batte ciglio di fronte a un premier giovane. Ma più che l'età anagrafica di un candidato premier, la differenza la fanno le idee e la credibilità di una forza politica».

Sulla rottamazione, quindi, M5S è d'accordo col Pd di Renzi?

«Renzi non ha rottamato un bel niente. Lui piuttosto è stato rottamato dai cittadini quando hanno capito che si trattava solo di un bluff».

Salvini?

«Aveva detto mai più con Berlusconi. E invece ora è di nuovo in coalizione con lui. Dice di voler abolire la Fornero e poi si allea con chi quella legge l'ha votata».

Berlusconi è sempre lì.

«Ha completamente tradito i suoi elettori, a cui prometteva una rivoluzione liberale che non ha mai realizzato. La sua alleanza con Salvini è destinata a morire il giorno dopo il voto: non vanno d'accordo su nulla. Votare centrodestra significa consegnare l'Italia al caos e all'instabilità».

I suoi avversari dicono che lei è stato catapultato dal nulla in Parlamento.

«Nessuno mi ha catapultato in Parlamento, sono stato votato dai nostri iscritti. E terminati i due mandati, andrò a casa».

Sta facendo una campagna silenziosa, lasciando la piazza a Di Battista e agli attivisti della base. Perché?

«Sto girando l'Italia da mesi, ho incontrato lavoratori e imprenditori: ho visitato imprese che sono eccellenze italiane e che riescono ad andare avanti, non grazie, ma nonostante la politica. Ho fatto quindicimila chilometri in meno di due mesi e ho parlato con migliaia di persone».

Ma andrà in piazza?

«Saremo anche nelle piazze, ma era importante conoscere questa parte del Paese».

Sta cercando di accreditarsi col presidente Mattarella?

«Non tirerò il presidente per la giacca, rispetto la sua autonomia».

Come sono i rapporti con Grillo. Comparirà nella sua campagna elettorale?

«I rapporti sono ottimi, sono stato al suo spettacolo la settimana scorsa. E lui era con noi a Roma quando abbiamo consegnato il simbolo al Viminale. Sarà con noi in questa campagna elettorale».

Ci sono state molte polemiche sulle parlamentarie. Anche in Sardegna, dove è stato escluso il senatore Cotti.

«Nessun partito ha selezionato i propri candidati come abbiamo fatto noi, in maniera partecipata, facendo votare i nostri iscritti. Ci siamo dati criteri severi ma giusti e li abbiamo rispettati».

Conosce i candidati M5S sardi?

«Sono tutte persone che hanno dato tanto alla propria terra e che continueranno a farlo, ci sono scrittori, professionisti. E persone del mondo dello sport, come il velista Andrea Mura».

Cosa si aspetta dal tour in Sardegna?

«Ogni volta l'affetto e il sostegno dei sardi è grande».

I sondaggisti nell'Isola vi danno in vantaggio.

«Premiano la nostra coerenza, la nostra credibilità e il lavoro sul territorio dei portavoce, degli attivisti e dei nostri amministratori locali».

Tornerà anche a fine mese?

«Credo proprio di sì».

Toccherà con mano i problemi della continuità territoriale.

«Non è accettabile che i sardi continuino a essere penalizzati nei loro spostamenti».

C'è anche il profondo divario con la Penisola sulle infrastrutture.

«Bisogna investire su quelle che davvero servono ai cittadini».

Tra un anno ci sono le elezioni regionali. Chi sarà il vostro candidato governatore?

«Lo sceglieranno i nostri iscritti».

Giulio Zasso
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