Dopo aver visto la partita del Napoli in un bar dello zio avevano intenzione di raggiungere i loro amici di Ercolano. Avevano attivato il navigatore ma come spesso accade avevano sbagliato strada e, imboccata una delle viuzze di campagna che portano al Vesuvio, si erano ritrovati in via Marsiglia, località San Vito.

Era da poco passata la mezzanotte tra venerdì 29 ottobre e sabato 30. Forse per controllare la strada avevano fermato la Panda vicino alla villetta di un camionista che il 4 settembre aveva subito un furto nella sua abitazione ed era sul chi vive, ma loro non potevano saperlo. E certo non sapevano neppure che il proprietario di quella casa, un autotrasportatore di 53 anni, avesse il porto d’armi in quanto cacciatore e da due mesi detenesse una pistola, anche se l’autorizzazione non era per l’uso personale  bensì per quello sportivo.

Del resto, loro si erano semplicemente persi.

Giuseppe Fusella, studente di 26 anni, e Tullio Pagliaro, operatore al mercato dei fiori di 27 anni, bravo tennista, si conoscevano da quando erano bambini ed erano grandi amici: avevano fatto le stesse scuole, andavano in vacanza insieme. Giuseppe era tutto casa, università e palestra, Tullio era un grande lavoratore che faceva servizio la notte e al mattino si riposava. Erano incensurati, mai un problema di nessun tipo con chicchessia.

Eppure, il camionista li ha presi per due ladri. Ha impugnato la pistola Beretta calibro 40 che teneva accanto al letto e dal terrazzo della sua casa, più in alto di tre metri rispetto alla strada, ha esploso undici colpi che hanno centrato l’utilitaria dei due giovani. Alcune pallottole sono entrate nel tetto trapassando il parabrezza fino a colpire i due amici alla testa.

La sequenza degli avvenimenti è stata registrata dall’impianto di videosorveglianza di una villetta vicina: le immagini mostrano la Panda dei due ragazzi in allontanamento dalla casa del camionista quando questi ha cominciato a sparare. Per tre infiniti minuti. L’orologio segnava mezzanotte, venticinque minuti e 49 secondi quando la telecamera ha inquadrato la Panda salire verso la casa del camionista, poi l’ha ripresa in retromarcia verso il basso, nessuno al volante che la controllasse, senza una ruota, fino allo schianto su un muretto  trenta metri più in basso rispetto alla villetta. Era mezzanotte, 28 minuti e 15 secondi.

Sulla strada c’era una scia di sangue lunga almeno dieci metri.

A mezzanotte e 38, quindi dieci minuti dopo gli spari, si vede il camionista uscire in strada e avvicinarsi all'automobile per controllare. Tullio e Giuseppe erano agonizzanti, eppure, prima che il camionista si decidesse a telefonare al 112 sono passati altri 16 minuti, in totale 26 dagli spari.

Quando i carabinieri sono arrivati sul posto ha detto di aver sparato a due ladri che si trovavano fuori dalla porta della sua abitazione, o meglio, aveva visto qualcuno allontanarsi dal  giardino e salire su una Panda che aspettava col motore acceso e un’altra persona alla guida.

Il che non è vero: il video mostra una scena completamente diversa e i due ragazzi non sono mai scesi dall’auto. Ma c’è di più: durante l’interrogatorio di garanzia seguito al fermo il camionista ha detto che quella notte si è svegliato perché ha sentito il cane abbaiare e l'allarme perimetrale suonare. È uscito sul balcone e ha visto un'automobile bianca parcheggiata in strada e un ragazzo nella sua proprietà, oltre il cancelletto. Ha urlato, mettendo in fuga il giovane, e ha sparato quattro o cinque colpi a scopo intimidatorio verso le campagne di fronte. Dopo gli spari è uscito di casa, si è avvicinato all'automobile ferma contro il muro e ha sentito i lamenti provenienti dall'abitacolo; a quel punto è tornato in casa e ha chiamato il 112.

Questo racconto è contraddetto da una serie di circostanze. La prima: una perizia tecnica ha escluso che quella notte l’impianto di allarme fosse entrato in funzione. Era inserito ed è stato disinserito quando il camionista è uscito sul terrazzo. La seconda: i vicini che hanno sentito gli spari hanno dichiarato di non aver sentito la sirena dell’allarme. La terza: le immagini certificano che i due ragazzi non sono mai scesi dall’auto e gli spari sono partiti quando l’utilitaria era in movimento. La quarta: il camionista ha detto che la pistola si è inceppata dopo il primo colpo ma è riuscito a sbloccarla e ha sparato altre quattro volte, sul terreno però gli investigatori hanno recuperato undici bossoli. La quinta: è passata quasi mezz’ora tra gli spari e la telefonata ai 112. La sesta: i due ragazzi non avevano precedenti penali, non erano travisati e non avevano arnesi da scasso.

Alla luce di questi elementi il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere ritenendo peraltro sussistente il pericolo di reiterazione del reato.

«Le vittime non potevano avere scampo – scrive il giudice nell’ordinanza - considerato che era davvero ridotta la distanza fra l'auto sulla quale viaggiavano i due giovani e la raffica di colpi di arma da fuoco esplosa da un soggetto avvezzo all'uso delle armi, in quanto cacciatore e titolare di regolare porto d'armi». Era un «abile tiratore» e come tale «ben avrebbe saputo come sparare a salve se solo avesse avuto quell'intento».

Non solo: secondo il giudice il fatto che avesse disinnescato l’allarme prima di uscire sul terrazzo «induce con chiarezza a ritenere che era forte la volontà di colpire l'autovettura che, passata la mezzanotte, si era fermata nei pressi della sua abitazione. Che fosse carico di rabbia per avere subito il 4 settembre il furto nella sua abitazione è un dato che si aggiunge ai gravissimi indizi a suo carico, dovendosi escludere qualsiasi intento di difesa nello scagliare 11 proiettili contro un'autovettura già messa in fuga.

Intanto, l’avvocato fa sapere che il camionista è sotto choc e chiede perdono. Ha fatto lo stesso la moglie che in lacrime ha detto: «Chiedo perdono alle famiglie delle vittime. Quello che ha fatto mio marito non lo doveva fare. Deve pagare con la giustizia perché ha tolto due figli alle mamme. E io che sono una mamma posso capire che cosa possa significare non vedere più due figli che erano usciti di casa».

Giovedì 4 novembre, giorno dei funerali, lutto cittadino  a Ercolano.

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