«È qualcosa che non è mai cambiata, per fortuna. Mi succede sempre, ed è successo anche sabato sera, mentre mi preparavo per il concerto di Paola Turci all’Agnata. Quando ho messo l’olio per lubrificare i pistoni della tromba ho ritrovato esattamente quella sensazione lì...».

Un ricordo?

«Il profumo della sede della banda musicale di Berchidda. Per me, ancora oggi, è l’odore della musica».

La banda è stata la sua scuola.

«Il mio maestro era il direttore, Bustianu Piga, che mi ha insegnato a suonare la tromba, il trombone, le percussioni. E io, ragazzino con la divisa blu e le mostrine dorate, ho imparato a fare di tutto, dalle marce funebri alle arie d’opera, ai canti sacri».

La gavetta artigianale di Paolo Fresu, stella internazionale del jazz che ha portato Berchidda, il suo paese, ovunque nel mondo e ha catapultato il mondo nel suo paese. Time in Jazz, il festival che ha concepito nel 1988, giunge quest’anno alla 38esima edizione e nel frattempo si è guadagnato un pubblico sempre crescente, il successo di un cartellone via via allargato ai dintorni e la soddisfazione di un ritorno anche economico sul territorio. Viene da chiedersi come sia stato possibile tutto questo in un paese dell’interno e in luogo di confine (tra Gallura e Logudoro).

L’intervista di Piera Serusi su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital

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