M entre gli italiani si preparano alle vacanze o sono già al mare, l'attenzione dei media è concentrata sugli sviluppi del braccio di ferro tra Salvini e le Ong sulla questione dei migranti.

La bellezza di Lampedusa oscurata dalle drammatiche immagini della “Sea Watch 3” fa pensare ad un'altra estate senza pace. È straniante parlare sotto l'ombrellone di fatti che accadono in un mondo che sembra lontano, ma che lontano non è. Oltre l'orizzonte delle nostre spiagge la parola pace ha un diverso significato. Sull'altra costa del Mediterraneo c'è un intero continente in fibrillazione e un Medio Oriente in fiamme. Non ce ne accorgiamo o più semplicemente ce ne disinteressiamo, occupati come siamo a discutere dei conti di casa nostra, ma quei migranti che vogliono sbarcare a tutti i costi in Europa ci raccontano di un mondo sconvolto dalle guerre.

Mai come oggi dall'ultimo conflitto mondiale si spara, bombarda e uccide nei vari angoli del pianeta. Con la fine del ventesimo secolo - il secolo dei regimi totalitari, degli stermini di massa, delle esplosioni nucleari e di decine di milioni di morti nelle due guerre mondiali - si sperava in un terzo millennio di pace. Così non è stato perché era sbagliato il presupposto che la fine dei blocchi tra Est e Ovest, dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'impero sovietico, avrebbero fatto cessare le tensioni internazionali. Anzi, i conflitti si sono moltiplicati a macchia di leopardo in un crescendo inarrestabile. (...)

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