C on diverse elezioni regionali in vista, i problemi su Mes, Ilva, Alitalia, Autostrade, l'agenda del governo è concentrata sul dibattito interno che lascia poco spazio per guardare al di là dei confini.

Luigi Di Maio ha voluto per sé il dicastero degli esteri, ma tutto preso dal ruolo di leader dei Cinquestelle non gli rimane certo il tempo per pensare ad altro. Figuriamoci a fare il ministro degli esteri seriamente, impegnandosi in prima persona a tessere quella rete di relazioni e di viaggi che spetta al suo incarico. A leggere i titoli dei giornali stranieri appare assente o quasi da qualsiasi iniziativa internazionale. A parte qualche toccata e fuga, non abbiamo riscontri di una presenza propositiva e autorevole di Di Maio. Scontata e obbligata nei giorni scorsi la sua presa di posizione nei confronti dei diplomatici cinesi riguardo alle “irresponsabili” ingerenze dei politici italiani nelle proteste di Hong Kong. Mentre sabato è stato il senatore Pier Ferdinando Casini a strappargli la scena riportando a Roma due parlamentari venezuelani da sei mesi rinchiusi nella nostra ambasciata a Caracas.

La Farnesina è uno dei principali ministeri che, al momento di spartizione degli incarichi di governo, fa da contrappeso agli Interni e all'Economia. Proprio per questo necessita di una presenza costante e di un lavoro che non può essere part-time, affidato alle capacità di sottosegretari, dirigenti ministeriali e diplomatici i quali possono agire esclusivamente dietro precise direttive politiche e governative. (...)

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