Lo sgomento si fa largo ovunque, negli uffici e nelle scuole, nei bar e nelle strade. Nuoro ammutolisce dal dolore. Persone d’ogni età hanno una sola sofferta domanda: «Come è possibile?».

Resta lì, sotto un sole che ha un effetto gelido perché di fronte a un bollettino di morte non rischiara più nulla. Il dolore va in profondità perché una strage simile non s’è mai vista. Oltretutto senza un’apparente spiegazione, comunque mai sufficiente a decifrare l’atrocità di tanto sangue. La prefetta, Alessandra Nigro, ha convocato subito una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica con i vertici di carabinieri e polizia impegnati nelle indagini.

«Serve una riflessione di fronte a una tragedia così grande», il commento di Giovanni Pirisi, commissario straordinario del Comune di Nuoro. Di fronte a una strage di proporzioni incredibili ha disposto l’annullamento di tutti gli eventi programmati in questi giorni, dalle Cortes a Lollove a quelli legati alla Notte dei ricercatori. La città si ferma, paralizzata da un lutto senza precedenti.

Appena sei mesi fa il pianto per Patrick Zola e Ythan Romano, i ragazzi risucchiati dal crollo di un vecchio casolare mentre giocavano la sera di Pasquetta. Stavolta non c’entra la malasorte di fronte alle mani assassine di un padre con la pistola che firma uno sterminio.

LUTTO CITTADINO – Il giorno dei funerali, come annuncia Pirisi, sarà lutto cittadino. Ma di fatto lo è già da ieri. L’atmosfera è mesta ovunque. Il pensiero è fisso su quella terribile sequenza che ha portato alla morte, per mano di Roberto Gleboni, della moglie Giusi, della figlia Martina, e ancora del figlio Francesco e del vicino Paolo Sanna, al ferimento dell’altro figlio dell’uomo, di 14 anni, e dell’anziana madre, il tutto prima che l’operaio decida di togliersi la vita.

I parenti e gli amici in lacrime ricordano Martina mentre passeggia ai giardini di piazza Vittorio Emanuele, assieme al fidanzato conosciuto nel palazzo di Giustizia di Nuoro dove nel periodo scorso, fino a maggio, era impegnata in uno stage formativo, nell'ufficio della cancelleria. L'ultima passeggiata assieme a Francesco martedì sera, quando nulla faceva presagire una tragedia tanto grande e assurda. Martina, dopo la laurea e lo stage, ad agosto era poi approdata nell'asilo Guiso Gallisai, incarico nell'ambito del servizio civile, dove ieri l’hanno attesa invano. «Una ragazza molto intelligente. Siamo provati, segnati, increduli», dice Salvatore Zizi, presidente della Fondazione.

RAPPORTI INCRINATI – Con Roberto Gleboni, Maria Giuseppina Massetti, 43 anni, casalinga, si era sposata giovanissima, dopo aver ereditato una casa nel centro di Nuoro dove per qualche tempo aveva vissuto col marito e Martina. Poi qualcosa era cambiato. Forse i rapporti tra Gleboni e la famiglia di lei si erano incrinati ed era arrivata la decisione di vendere la casa di corso Garibaldi e di trasferirsi in via Ichnusa, in un appartamento preso in affitto. La famiglia si era allargata con gli altri due figli di 14 e 10 anni.

E anche ieri mattina era pronta a pensare alla colazione dei ragazzi e a prepararli per andare a scuola, quando il marito le ha sparato a morte. «Giusi era dolcissima», la ricordano i vicini di casa della suocera, in via Gonario Pinna. Il padre di lei non ha retto di fronte a tanto sangue: è finito in ospedale per un malore.

LA PREGHIERA – Annullata in città ogni attività, anche politica. La parrocchia di San Domenico Savio, la stessa che ad aprile piangeva Patrick e Ythan, ha organizzato per oggi un incontro di preghiera. In questa chiesa Francesco a maggio faceva la prima comunione e viveva una giornata di grande gioia con i genitori, la sorella e il fratello, l’unico scampato alla follia omicida del padre. Il parroco don Roberto Dessolis e i gruppi dei bambini e ragazzi del catechismo si ritroveranno alle 18.30.

Ulteriori dettagli negli articoli di Ledda e Orunesu sul quotidiano in edicola e nell’edizione digitale

© Riproduzione riservata