«La minaccia del conflitto nucleare non è passata, ma sta crescendo». Lo ha detto il vice capo del Consiglio russo per la sicurezza nazionale, Dmitry Medvedev. «La fornitura di armi straniere all'Ucraina ci avvicina all'apocalisse», ha poi avvertito, dicendosi convinto che alcuni Paesi «capiscano solo il linguaggio della forza». Quindi, un’apertura ai negoziati di pace «non ha senso». E sulla possibilità che Putin venga arrestato all’estero: «Questo diventerebbe un casus belli». «Immaginiamo che un presidente in carica di una potenza nucleare venga arrestato, per esempio, in Germania. Cosa sarebbe questo? Una dichiarazione di guerra contro la Federazione Russa! In questo caso, tutti i nostri mezzi volerebbero al Bundestag, all'ufficio del Cancelliere e così via», ha concluso il vice, commentando le parole del ministro federale tedesco della Giustizia Marco Buschmann secondo cui Berlino dovrà attuare la sentenza della Corte penale internazionale e arrestare il leader russo, se dovesse entrare in territorio tedesco.

Toni cupi anche quelli usati dall’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, secondo cui «i Paesi occidentali guidati dagli Usa hanno deciso di portare l'umanità sull'orlo di un Armageddon nucleare». Lo ha detto a Washington, rispondendo alle dichiarazioni di alti funzionari statunitensi secondo cui le munizioni all'uranio impoverito sarebbero armi utilizzate da decenni e non presenterebbero alcun rischio elevato. «Dichiarazioni irresponsabili», ha commentato Antonov.

Secondo l’ambasciatore, ci sarebbe un flusso continuo di armi letali verso l'Ucraina, che vengono utilizzate per annientare civili, aree residenziali, scuole, ospedali, asili. Il discorso in risposta all’annuncio fatto lunedì scorso dal ministro della Difesa britannico, Annabelle Goldie, che aveva annunciato l’imminente invio a Kiev – da parte del Regno Unito, di munizioni contenenti uranio impoverito, con una maggiore efficacia contro i veicoli blindati. Questo avrebbe scatenato la rabbia del presidente russo Vladimir Putin, che si è detto pronto, nel caso il fuoco nemico dovesse ricorrere ad armi simili, a reagire di conseguenza.

Dal canto suo, l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, non sembra pensarla diversamente. «Ma quale pace?», ha chiesto retoricamente dopo i nuovi raid russi che hanno bersagliato il suo Paese all'indomani dell'incontro al Cremlino tra Vladimir Putin e Xi Jinping in cui lo zar ha lodato il piano di pace cinese. Su Twitter il leader di Kiev ha postato le immagini di un'esplosione che ha sventrato un palazzo nella città di Zaporizhzhia: un attacco in pieno giorno che ha provocato almeno una vittima e 34 feriti, tra cui due bambini di sette e nove anni.

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(Unioneonline/v.f.)

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