«Vincerò le elezioni per la terza volta e grazierò gli ostaggi dell’assalto a Capitol Hill».

Nel terzo anniversario dell’attacco al Campidoglio Donald Trump ribadisce la bugia delle elezioni “rubate” nel 2020 e definisce “ostaggi” gli assalitori incarcerati, promettendo di graziarli quando verrà eletto a novembre “per la terza volta” alla Casa Bianca.

Il tycoon, come nel suo stile, rispolvera la teoria cospirativa che a guidare l’assalto siano stati Fbi e Antifa, il movimento radicale antifascista.

E attacca Joe Biden nel suo comizio in Iowa: «Io minaccia alla democrazia? Il corrotto Biden semina paura, la vera minaccia è lui, che usa la giustizia come un’arma politica contro il suo rivale».

I due leader si delegittimano a vicenda: («Trump sta preparando un nuovo assalto alla democrazia, la sua retorica è da Germania nazista», ha detto Biden), segno di una democrazia, quella americana, che non gode di buona salute. E inizio di una campagna elettorale con la tensione alle stelle.

«Joe il corrotto ha organizzato il suo patetico evento elettorale in Pennsylvania per seminare paura. Perché non vuole parlare del confine, dell'inflazione, dell'Afghanistan o di tutto il caos che ha causato nel mondo», ha tuonato Trump.

Su Trump pende però la spada di Damocle della decisione della corte suprema sulla sua eleggibilità, che avrà indirettamente un effetto molto più ampio: azioni legali per escludere il tycoon dalle primarie in base al 14esimo emendamento sono state avviate in almeno 34 Stati. Oltre al Colorado, anche il Maine lo ha già bandito dalle urne, mentre in almeno 19 Stati le sfide giudiziarie sono ancora pendenti. In altri 13 invece i ricorsi sono stati respinti.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata