Il 45esimo Presidente degli Stati Uniti è in stato d’arresto. Con il suo ingresso in tribunale, dove si è costituito per la vicenda della pornostar Stormy Daniels, Donald Trump è tecnicamente “under arrest”, scrivono la Cnn e altri media americani.

L’ex Presidente è apparso serio e con un’aria di sfida nella prima foto che lo ritrae seduto al banco degli imputati, accanto a lui gli avvocati Joe Tacopina e Susan Necheles: si è dichiarato non colpevole per i 34 capi d’imputazione tra cui, rivela la Nbc, ci sarebbe anche la cospirazione oltre all’aver pagato due donne.

Quando è uscito dalla Trump Tower per recarsi al tribunale di Manhattan, Trump ha salutato con la mano i suoi sostenitori e poi ha alzato il pugno in segno di lotta.

Prima sono stati sbrigati i protocolli dell’arresto, comprese le impronte digitali. Poi l’ex Presidente è uscito senza manette e con il volto imbronciato dagli uffici del tribunale ed è comparso davanti al giudice Juan Merchan, che ha letto i 34 capi d’accusa per cui il tycoon si è dichiarato innocente.

Secondo quanto riferito dalla Cnn lo stesso Trump avrebbe chiesto espressamente che gli venga scattata la foto segnaletica, vorrebbe sfruttarla a suo favore, secondo alcuni addirittura utilizzandola per i manifesti elettorali delle presidenziali del 2024.

«Surreale», così l’ex Presidente ha definito la sua udienza. «Mi sto dirigendo verso Lower Manhattan, al tribunale. Sembra così surreale. Wow, mi arresteranno. Non riesco a credere che questo stia accadendo in America», aveva scritto sul suo social network Truth poco prima di entrare in tribunale. E per concludere, il solito “MAGA” (Make America Great Again), cavallo di battaglia della sua vittoria alle presidenziali del 2016.

«Oggi è il giorno in cui un partito politico al potere ARRESTA il suo principale oppositore per non aver commesso ALCUN CRIMINE», ha affermato ancora Trump, che sul suo social Truth ha scritto oggi una lunga serie di post. Ancora: «I democratici della sinistra radicale hanno reso criminale l'uso del sistema giudiziario, questo non è quello che l'America dovrebbe essere».

L’ex Presidente Usa ritiene che il processo debba essere spostato a Staten Island, evitando il tribunale di Manhattan, una «sede molto di parte, con alcune aree che hanno votato 1% repubblicano. Inoltre - prosegue - il giudice altamente di parte e la sua famiglia sono ben conosciuti come persone che odiano Trump». Il processo, insomma, è una «farsa».

Intanto, davanti alla procura di Manhattan si sono radunati migliaia di sostenitori di Trump, «il miglior Presidente della storia americana, l’unico dopo Reagan che ha pensato a noi».

Trump saluta i sostenitori col pugno chiuso (Ansa)
Trump saluta i sostenitori col pugno chiuso (Ansa)
Trump saluta i sostenitori col pugno chiuso (Ansa)

LE TAPPE DEL SEX GATE

Ecco tutte le tappe del “sex gate”, i 130mila dollari pagati alla pornostar Stomy Daniels per pagare il suo silenzio.

A luglio 2006 il primo incontro tra i due, che finiscono subito a letto secondo quanto riferito dall’attrice hard. Lei ha 27 anni, lui 60 e Melania ha appena partorito. La storia va avanti per circa un anno, Trump le promette una parte nello show Celebrity Apprentice, di cui è la star.

Nel 2011 Daniels rilascia alla Cbs un’intervista sulla sua relazione con il tycoon, ma non va in onda dopo le minacce di querela dell’avvocato di Trump Michael Cohen. Poche settimane dopo, ha rivelato l’attrice, viene minacciata da un uomo che le dice di dimenticare la storia con Trump.

Tra agosto e settembre 2016, dopo che Trump ottiene la nomination repubblicana per la Casa Bianca, Cohen raggiunge un accordo con il Ceo della società che controlla il tabloid National Enquirer per seppellire l’intervista dell’ex coniglietta di playboy Karen McDougal su una storia analoga con Trump nel 2006-2007.

Il 27 ottobre 2016, pochi giorni prima delle elezioni, Cohen versa 130mila dollari all'avvocato di Daniels per assicurarsi il suo silenzio. L’8 novembre Trump viene eletto Presidente.

Il 12 gennaio 2018 Wsj rivela l’accordo con la Daniels, il 6 marzo Daniels fa causa per annullarlo perché non è firmato da Trump, che si dice all’oscuro del pagamento (ammesso il mese dopo dal suo avvocato Rudy Giuliani).

Ancora, il 9 aprile 2018 l’Fbi perquisisce case e ufficio di Cohen, che il 21 agosto si dichiara colpevole di otto capi d’accusa, tra cui il pagamento a Daniels e McDougal. Il 12 dicembre viene condannato a tre anni.

Sempre nel 2019 parte l’offensiva del procuratore Cyrus Vance, che incrimina l’ex responsabile finanziario della Trump Organization per frode fiscale. Le indagini incontrano alcuni ostacoli, ma restano aperte e arrivano a una svolta quando viene convocato come super teste proprio Cohen. 

E arriviamo ai giorni nostri. Il 9 marzo Trump è invitato a testimoniare ma declina, il 18 profetizza il suo imminente arresto aizzando i suoi alle proteste. Il 30 marzo viene ufficialmente incriminato e il 4 aprile si costituisce.

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata