Putin vs Zelensky: l’uomo del Kgb diventato zar contro l’ex comico che guarda all’Europa
Il presidente di Mosca e quello di Kiev nemici anche per formazione e visione politica: la Grande Russia opposta all’Ucraina che aspira a Nato e Ue
Putin e Zelensky (Ansa)
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Il leader nato, cresciuto e temprato nei gangli dell’Unione Sovietica e l’ex uomo di spettacolo arrivato al potere dopo aver fatto successo in televisione. Il sostenitore dei fasti della “Grande Russia” e del nuovo zarismo contro il fautore dell’avvicinamento del suo Paese all’Europa e alla Nato. Due leader agli antipodi, per formazione e indole.
Stiamo parlando di Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, alla guida, rispettivamente, della Russia che invade e dell’Ucraina che l’invasione subisce.
Putin, nato a San Pietroburgo (ai tempi Leningado) nel 1952, ha una laurea in giurisprudenza, ha combattuto come militare per l’Urss e poi è stato funzionario del Kgb (poi Fsb), prima di diventare l’indiscusso protagonista della politica russa post caduta del Muro di Berlino.
Arrivato ai vertici del potere di Mosca nel 1999, come premier e come presidente (oggi al quarto mandato), non gli ha più lasciati. E, come confermato da alcuni passaggi del suo discorso pre-invasione, mira a riportare la Russia ai fasti passati (dei Romanoff), cancellando gli “errori” a suo dire fatti dai grandi leader sovietici, da Lenin a Stalin fino ad arrivare a Krusciov. Tra gli altri, la cessione della Crimea e dell’Ucraina, che infatti ha deciso di riprendersi con la forza.
Obiettivo principe: contrastare l’espandersi della Nato a oriente e l’avvicinamento, ulteriore, delle nazioni dell’Europa dell’Est all’Unione Europea. Ma anche fornire – consolidare - un punto di riferimento geopolitico alternativo a quello occidentale. La Russia.
Il presidente ucraino, invece, è l’opposto: ex comico e volto televisivo, di famiglia ebraica, anche lui laureato in giurisprudenza, Zelensky ha 43 anni ed è nato nella regione affacciata sul fiume Dnepr, a poca distanza dal Donbass filo-russo.
È sceso in politica dopo il successo di uno show – “Sluha Narodu” (servitore della patria) – che lo vedeva nei panni di un presidente tutto d’un pezzo, alle prese con il marciume del potere. E proprio sull’onda di quel successo si è candidato alle elezioni presidenziali, inserendo nel suo programma elettorale il filo-europeismo e l’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Eletto nel 2019 con il 73% dei voti, ha promesso di portare modernizzazione nel Paese e di avvicinarlo a Bruxelles e all’Alleanza Atlantica. Un sogno tramontato dopo nemmeno tre anni.
(Unioneonline/l.f.)