Incontro Meloni-Trump: convenevoli o concretezza?
Le posizioni del Tycoon sembrerebbero essere rimaste ai blocchi di partenza tanto sul fronte “Ucraina” quanto su quello dei daziPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Giorgia Meloni nei giorni scorsi è volata a Washington, ha incontrato Donald Trump (che prima del Presidente del Consiglio Italiano, in altre occasioni, antecedenti la data del 2 aprile, ha incontrato pure Emmanuel Macron e Keir Starmer), ha confermato il proprio ruolo di interlocutrice gradita, ma sugli argomenti spinosi che nell’ultimo periodo hanno attraversato e popolato le preoccupazioni degli europei e non solo, cosa ha ottenuto? Sempre che si voglia ritenere che dovesse ottenere qualche cosa e/o che quello fosse lo scopo dell’incontro.
Le posizioni del Tycoon sembrerebbero essere rimaste ai blocchi di partenza tanto sul fronte “Ucraina”( rispetto al quale se per Giorgia Meloni Vladimir Putin con la sua Russia resta l’aggressore, per Donald Trump i responsabili continuano ad essere individuati anche in Volodymyr Zelensky e Joe Biden) quanto, con buona verosimiglianza, sul fronte “dazi”, rispetto ai quali, al di là di una generalissima e non meglio precisata apertura al dialogo nel prossimo futuro con l’Unione Europea, di cui l’Italia fa parte, al pari di tanti altri Paesi Membri, nulla allo stato parrebbe essere mutato se non sul piano della disponibilità del Presidente del Consiglio Italiano, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, a favorire gli investimenti negli Stati Uniti per 10 miliardi da parte delle imprese italiane, e gli acquisti di gas naturale liquefatto americano. Se così fosse, allora ci si dovrebbe forse interrogare sul futuro prossimo del cosiddetto “Piano Mattei” in materia di gas, visto e considerato che lo steso ridetto piano, tanto caro al Governo Meloni, dovrebbe concentrarsi sulla creazione di una cooperazione strategica tra l’Italia e l’Africa avente la finalità di implementare la sicurezza energetica italiana mediante la importazione di gas africano per poter così trasformare il Paese Italia in un hub energetico. Occorrerà optare per una delle due vie? In caso di risposta affermativa, per quale? Il discrimine sarà segnato dalla maggiore o minore convenienza economica? Stando, sempre, alle notizie trapelate, sembrerebbe inoltre che prima di affrontare il viaggio per Washington, Giorgia Meloni abbia ricevuto un mandato informale dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen benché, non se ne conoscano i precisi contenuti ed eventualmente le finalità, visto e considerato che, al momento, l’Unione Europea, sul piano internazionale, dovrebbe esprimersi attraverso la stessa Von der Leyen, siccome ella ne presiede e ne guida l’organo esecutivo, il vertice governativo dell’Unione Europea, ed insieme al Presidente del Consiglio Europeo, rappresenta l’Unione Europea stessa nelle relazioni internazionali. Tanto più allorquando, come più volte precisato da Bruxelles, ogni negoziazione sulle barriere doganali sono di esclusiva direzione e decisione della Commissione Europea. Sul potenziale vertice Stati Uniti d’America-Unione Europea da tenersi a Roma quale “location” di elezione, parimenti, sembrerebbe ancora tutto in divenire. Né potrebbe invero trascurarsi, al di là della intenzionalità degli interlocutori Donald Trump e Giorgia Meloni, la circostanza che se già la Capitale era per così dire sottoposta a controlli rafforzati solo per l’arrivo di J. D. Vance, Vice Presidente degli Stati Uniti d’America, figuriamoci cosa sarebbe necessario apprestare in termini di sicurezza se la Città dovesse realmente ospitare il vertice USA-UE con la presenza doverosa, tra gli altri, di Donald Trump. Sarebbe possibile? Il tempo offrirà tutte le attese risposte. A conti fatti, allo stato, sul piano delle tariffe commerciali, che rappresentano a tutt’oggi la reale preoccupazione a carattere planetario, in termini stretti di concretezza, non sembrano essersi registrati cambiamenti siccome nessuna apertura/disponibilità sembrerebbe essere stata rilevata sul piano della mitigazione e/o immediata cancellazione dei dazi. Né, probabilmente poteva essere diversamente, anche perché l’immagine politica del Tycoon avrebbe subito un notevole contraccolpo sul piano mediatico interno e su quello non meno importante del gradimento personale rispetto alla parte più conservatrice del suo elettorato, quella, cioè, che ha consentito il suo ritorno alla Casa Bianca. Non resta che attendere, dovranno trascorrere probabilmente tutti gli annunciati novanta giorni di cosiddetta “sospensione dei dazi reciproci”, ma ciò che appare fondamentale, nel frangente, sembrerebbe essere il rafforzamento dell’Unione Europea e delle sue Istituzioni. Donald Trump, come da più parti rilevato, si adopera per rendere di nuovo grandi gli Stati Uniti d’America, gli europei, invece, e di contro, sono chiamati ad adoperarsi per rendere di nuovo grande il Vecchio Continente.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro