«Cecilia Sala ha violato la legge islamica». È quanto dichiarato, a quasi due settimane dall’arresto della reporter italiana, dal governo iraniano, che non ha però ancora formalizzato accuse precise.

Una formula vaga, che sembra confermare le ipotesi emerse sin dall'inizio della vicenda sulle reali intenzioni del regime, ossia utilizzare la giovane giornalista come pedina di scambio. Lo stesso viceministro degli esteri iraniano, del resto, lo ha fatto intendere tra le righe all'ambasciatrice italiana. Menzionando, durante il colloquio, anche il caso dell'ingegnere esperto di droni arrestato in Italia, su cui pende una richiesta di estradizione degli Stati Uniti. 

Proprio Mohammad Abedini Najafabadi, nel corso dell'incontro avvenuto questa mattina nel carcere di Opera con il suo legale Alfredo de Francesco, ha ribadito la sua estraneità alle accuse definendosi «stupito». In base a quanto riferisce il suo difensore nel corso del colloquio, durato alcune ore, non si è parlato del caso della giornalista Cecilia Sala ma Abedini lo avrebbe appreso dai notiziari tv in carcere. 

Ieri il legale ha depositato un’istanza alla Corte d'Appello di Milano per chiedere i domiciliari, fornendo anche l'indirizzo di una casa nel capoluogo lombardo. Nella richiesta si fa riferimento anche alla non sussistenza del pericolo di fuga e il legale sul punto cita «a garanzia anche un soggetto altamente qualificato». Per l’udienza in cui verrà vagliata la richiesta bisognerà attendere la prossima settimana.

(Unioneonline)

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