Donald Trump è stato condannato al processo per il caso dei pagamenti alla pornostar Stormy Daniels. Ma non andrà in carcere né pagherà multe.

Lo ha detto il giudice Juan Merchan spiegando, subito dopo la lettura della sentenza, che la decisione è stata determinata dal suo imminente ritorno alla Casa Bianca. «Sono stati i cittadini di questa nazione a decidere che lei debba godere di protezioni come la clausola di supremazia e l'immunità presidenziale», ha aggiunto il giudice, augurandogli «buona fortuna per il secondo mandato». 

Una condanna che comunque macchia la fedina penale del presidente eletto, che si insedia alla Casa Bianca tra dieci giorni come primo presidente “felon”, criminale.

La giuria lo ha ritenuto colpevole di tutti i 34 capi di imputazione. Il tycoon, che ha partecipato all'udienza per la sentenza in videocollegamento, accanto al suo legale Todd Blanche, secondo le accuse ha falsificato la contabilità aziendale per occultare il pagamento del silenzio di Stormy Daniels su una notte di sesso. 

«Questo caso è stata una brutta esperienza e un fallimento del sistema giudiziario di New York», il commento di Trump. «Sono innocente, è stata una caccia alle streghe politica per danneggiare la mia reputazione. Farò ricorso».

Il caso

Stormy Daniels, nome d'arte di Stephanie Clifford, è la pornostar al centro della condanna di Trump che, pur non andando in carcere e senza pagare alcuna sanzione, si ritroverà ad entrare alla Casa Bianca per la seconda volta con la fedina penale macchiata. Il presidente eletto è stato condannato lo scorso 30 maggio all'unanimità dai 12 membri della giuria della corte di New York per il pagamento di 130.000 dollari a Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione.

Trump è stato ritenuto colpevole di tutti e 34 i capi di imputazione mossi nei suoi confronti, dietro ai quali c'era un unico fine: la cospirazione per nascondere notizie compromettenti per la sua campagna presidenziale del 2016, minando così l'integrità delle elezioni. Clifford incontrò Trump nel 2006, quando il tycoon, gigante del settore immobiliare e star del piccolo schermo con il programma The Apprentice, si era da poco sposato con Melania ed era diventato papà di Barron. Tra i due iniziò una relazione che andò avanti per un po'.

Trump le telefonò in diverse occasioni chiamandola 'Honeybunch' e le promise ripetutamente di farla apparire su The Apprentice. Dopo mesi fu Clifford a tagliare i ponti, non rispondendo più alle sue chiamate. Nel 2016, dopo la candidatura di Trump alla Casa Bianca, la pornostar cercò di vendere la storia della sua relazione a diversi media, inizialmente senza successo. Ma la pubblicazione dei fuori onda di Access Hollywood in cui il candidato presidente descriveva con un linguaggio volgare la sua visione del sesso e delle donne rese la storia ben più attraente per i tabloid.

Fu allora che l'ex legale tuttofare di Trump, Michael Cohen, propose a Clifford 130mila dollari in cambio del silenzio, che la donna accettò firmando l'accordo sul set del suo ultimo film da pornostar. I soldi furono pagati dall'avvocato e poi rimborsati come spese legali fittizie, violando anche la legge sui finanziamenti elettorali e quindi l'integrità del voto. Tra i 34 capi di imputazione c'era anche l'aver falsificato documenti contabili della sua holding per occultare i 130mila dollari versati alla pornostar.

(Unioneonline)

© Riproduzione riservata