Un summit virtuale dei leader del G7, la prossima settimana, per discutere una strategia e un approccio comuni: è quanto concordato dal presidente Usa Joe Biden con il premier britannico Boris Johnson e circa la situazione in Afghanistan.

I due leader, si legge in una nota della Casa Bianca, "hanno discusso la necessità di continuare uno stretto coordinamento tra gli alleati e i partner sulla politica da proseguire in Afghanistan, compresi i modi con cui la comunità globale può fornire ulteriore assistenza umanitaria e sostegno ai rifugiati e ad altri afghani vulnerabili". 

Gli Stati Uniti, al momento, minacciano sanzioni ai talebani se mancherà il rispetto dei diritti umani e civili, ma restano aperti al dialogo.

Il primo segnale arriva dal dipartimento di Stato americano, e non da Joe Biden, che con il suo discorso alla nazione non è riuscito a placare le polemiche per l'umiliante e caotica debacle finale. Polemiche alimentate dalle rivelazioni del New York Times, secondo cui in realtà in estate l'intelligence Usa aveva avvisato sui rischi di un rapido collasso del governo e dell'esercito afghani, nonostante il presidente dicesse pubblicamente che era improbabile accadesse.

"Per quanto riguarda la nostra posizione verso un qualsiasi futuro governo afghano, essa dipenderà dal comportamento di questo governo, dal comportamento dei talebani", ha spiegato il portavoce del dipartimento Ned Price ai giornalisti. "Un futuro governo che preservi i diritti fondamentali del suo popolo, compresa la metà della sua popolazione, ossia le sue donne e le sue ragazze, e che non offra rifugio ai terroristi, è un governo con cui potremmo lavorare", ha aggiunto poche ore prima dei messaggi apparentemente rassicuranti lanciati dai leader degli "studenti” afghani nella loro prima conferenza stampa.

Jake Sullivan in conferenza stampa (foto Ansa/Epa)
Jake Sullivan in conferenza stampa (foto Ansa/Epa)
Jake Sullivan in conferenza stampa (foto Ansa/Epa)

Del resto gli americani non hanno incluso i talebani nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere e hanno continuato a mantenere contatti con i loro leader a Doha e a Kabul, se non altro per garantire la sicurezza del ritiro e delle operazioni di evacuazione. Contatti in parte "costruttivi", ha ammesso Price, avvisando però che "ancora una volta, con i talebani, noi osserveremo il loro comportamento piuttosto che le loro parole".

NESSUNA OSTILITA’ – Il Pentagono ha assicurato che da parte degli insorti finora non c'è stata "alcuna ostilità" all'aeroporto di Kabul, dove 4.000 soldati statunitensi hanno ripristinato la sicurezza e la piena operatività dello scalo, che verrà usato per evacuare nelle prossime settimane oltre 30 mila tra cittadini americani e afghani alleati, quest'ultimi da ospitare in tre basi militari in Usa. Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha annunciato che gli Usa stanno negoziando la “timeline” delle operazioni con i talebani, che hanno promesso un "accesso sicuro" allo scalo ai civili da portare via.

LE SANZIONI – Sullivan ha inoltre evocato lo strumento delle sanzioni in caso di mancato rispetto dei diritti umani, in particolare quelli delle donne, ma ha precisato che gli americani illustreranno direttamente ai talebani quali saranno "costi o incentivi" per i loro comportamenti e quali sono "le aspettative" di Washington.

Pur avendoli esclusi dai capitali depositati dal governo afghano in Usa, la Casa Bianca non vuole bruciarsi i ponti con i talebani. Tanto più ora con le aperture di rivali strategici come la Russia e soprattutto la Cina, che secondo Biden "adorerebbero che gli Stati Uniti continuassero a consacrare indefinitamente miliardi di dollari e la loro attenzione alla stabilizzazione dell'Afghanistan".

BUFERA BIDEN – Ma Biden è ancora in piena bufera, anche dopo aver difeso a spada tratta la sua decisione, scaricando la responsabilità di un collasso così "rapido" e "caotico" solo sull'inettitudine delle autorità locali, anche se Sullivan ha assicurato che "il commander in chief e tutti i suoi collaboratori, me compreso, si assumono la responsabilità delle loro decisioni e delle loro conseguenze". Sempre piu' solo, ora Biden, che dalla caduta di Kabul non ha parlato con nessun leader straniero, comincia anche a pagare un dazio politico salato, perdendo il consenso della maggioranza dell'opinione pubblica, crollato dopo le imbarazzanti e drammatiche immagini sull'entrata vittoriosa dei talebani a Kabul e la fuga caotica di americani e afghani all'aeroporto della capitale. 

IL SONDAGGIO – Secondo un sondaggio condotto da Politico e Morning Consult dal 13 al 16 agosto, solo il 49% degli elettori sostiene la sua decisione di lasciare il Paese, contro il 69% in aprile, quando il presidente aveva annunciato che tutte le forze Usa sarebbero uscite entro l'11 settembre, 20esimo anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle.

(Unioneonline/v.l.)

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