Lo avevano presentato come un faccia a faccia tra Morgan e Vittorio Sgarbi sui loro gusti e passioni. Il confronto aperto che ha inaugurato l’estate del MAXXI, il programma di incontri nella piazza del museo romano guidato dal presidente Alessandro Giuli, voluto dal ministro della Cultura Sangiuliano, ha sconfinato nella volgarità e nel turpiloquio. Con Sgarbi che, sotto gli occhi dello stesso Giuli, ha alternato aneddoti sessisti e parolacce.

È diventato un caso politico, con i dipendenti del MAXXI che hanno protestato inviando una lettera a Giuli e il Pd che ha chiesto a Sangiuliano di riferire in Parlamento sulle «gravi e volgari battutacce sessiste pronunciate da Sgarbi».

Stuzzicato dalle domande di Morgan, Sgarbi a un certo punto ha cominciato a parlare della sua vita sessuale e del numero di donne conquistate, tessendo un elogio del membro maschile. «Houellebecq dice che c'è un momento della vita in cui noi conosciamo un solo organo: il ca***», ha detto tra le altre cose Sgarbi. «Il ca*** è un organo di conoscenza, cioè di penetrazione, serve a capire. Poi, dopo i 60 anni, scopri che ci sono anche altri organi, c'è per esempio il colon, il pancreas, la prostata. Io non sapevo che ca*** fosse 'sta prostata, mai incontrata, a un certo punto sui 67 appare la prostata e tu devi fare i conti con questa tro** pu*** di me*** che non hai mai incontrato in vita tua. Il ca*** se ne va e arriva la prostata».

Dopo la serata una quarantina di dipendenti del Maxxi, che ha un personale in prevalenza femminile, ha scritto a Giuli per chiedergli di tutelare la dignità del museo, ottenendo un incontro.

Il Pd definisce «gravi e volgari le battutacce sessiste pronunciate da Sgarbi», ma «ancora più grave la reazione di Alessandro Giuli, presidente della Fondazione, che - a quanto riferisce la stampa - di fronte alla garbata e riservata lettera di protesta di 49 dipendenti, una quarantina dei quali donne, ha pensato bene di usare toni intimidatori nel corso di incontri singoli che si sono svolti nel corso di una giornata. Chiediamo al ministro Sangiuliano di venire a riferire in Aula».

«Spettacolo deprimente», attacca Alessandra Maiorino, vicecapogruppo M5s al Senato, «cosa ne pensa Meloni?».

«Che vergogna. Altro che cultura di destra. Peccato, pensavo Giuli fosse una persona educata. Povera Patria», è il commento del leader di Azione Carlo Calenda.

«Sgarbi si vergogni e si dimetta subito. Presidente Meloni ha nulla da dire?», incalza Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.

Ma Sgarbi alle dimissioni non ci pensa affatto: «Non scherziamo, rivendico tutto quello che ho fatto e detto, non accetto il ricatto di alcuni dipendenti del MAXXI». Neanche vuole chiedere scusa per le parolacce: «Era uno spettacolo», rivendica, «c’era goliardia. Allora censuriamo anche Mozart, Lorenzo Da Ponte, Lucio Battisti, Franco Califano. Anche alcune loro opere sono piene di riferimenti sessuali e altro».

Sugli attacchi dell’opposizione: «Calenda? La sua politica è pornografia, prima bacini e abbracci con Letta, poi è andato da Renzi da cui è stato ripudiato. Bonelli? Che sostiene la devastazione dell’Italia con queste ca*** di maledette pale eoliche. Il Pd? Che si fott*** pure loro».

Oggi è intervenuto anche il ministro Sangiuliano, senza mai nominare Sgarbi: «Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un'estetica di comportamento».

Lo stesso presidente del museo Alessandro Giuli si è scusato per l’accaduto: «Mi sento di sottoscrivere completamente e convintamente le osservazioni di Sangiuliano: il turpiloquio e il sessismo non possono avere diritto di cittadinanza nel discorso pubblico e in particolare nei luoghi della cultura. Quindi a posteriori non c'è spazio per alcuna considerazione che ricalchi lo schema che abbiamo visto nell'inaugurazione dell'Estate al MAXXI». Giuli ha anche chiesto «scusa alle dipendenti e ai dipendenti del MAXXI» che gli avevano scritto per testimoniare il loro disagio.

(Unioneonline/L)

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