Vandalizzata la statua di Montanelli: i responsabili postano il video del raid
L'atto dissacrante rivendicato da due collettivi di studenti contro "un colonialista e schiavista non può essere celebrato in una piazza"Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Gli italiani non imparano niente dalla Storia, anche perché non la sanno". Queste sono le parole spocchiose del più grande giornalista italiano Indro Montanelli. Crediamo di aver dimostrato - al contrario - di conoscerla molto bene".
Inizia così il lungo comunicato con cui il LUMe - Laboratorio Universitario Metropolitano e la Rete Studenti Milano hanno rivendicato, su Facebook, l'atto di vandalismo contro la statua del giornalista all'interno dei giardini pubblici di Porta Venezia, nel capoluogo lombardo.
E, del raid, i responsabili hanno anche postato un video, accompagnato appunto da una nota, dove, fra l'altro, si legge: "Siamo convinti che, senza una giusta revisione critica, la storia non possa definirsi tale. Essa va intesa come materia viva, soggetta a cambiamenti, e non possiamo fingere di non sapere che le statue che ne celebrano i protagonisti hanno una funzione sociale collettiva, perché occupano lo spazio pubblico rappresentando ciò che una classe dirigente decide di celebrare della propria storia. In un momento globale così importante - proseguono gli studenti - crediamo che figure come quella di Indro Montanelli siano dannose per l’immaginario di tutti".
Poi i motivi alla base del raid, condannato in maniera bipartisan da autorità e anche da molti cittadini milanesi, contro il monumento: "Un colonialista che ha fatto dello schiavismo una parte importante della sua attività politica non può e non deve essere celebrato in pubblica piazza. In una città come Milano, medaglia d’oro alla Resistenza, la statua di Indro Montanelli è una contraddizione che non possiamo più accettare".
Ancora, proseguono gli studenti: "Il giornalista, oltre ad aver portato avanti una strenua campagna di apologia del fascismo, si arruolò volontariamente durante la campagna etiope, una campagna colonialista e schiavista. Qui comprò una “faccetta nera” di nome Destà, una ragazza etiope di soli 12 anni, che usò senza ripensamenti come un vero e proprio giocattolo sessuale. Chiediamo, ad alta voce e con convinzione, l’abbattimento della statua a suo nome. Non possiamo accettare che vengano venerati come esempi da imitare personaggi che hanno fatto dello schiavismo, del colonialismo, della misoginia, del fascismo e del razzismo una mentalità con ben pochi ripensamenti".
"Con questo gesto - chiude la rivendicazione - vogliamo inoltre ricordare che, come ci hanno insegnato e continuano a insegnarci movimenti globali come Non Una Di Meno e Black Lives Matter, tutte le lotte sono la stessa lotta, in un meccanismo intersezionale di trasformazione del presente e del futuro. Se il mondo che vogliamo tarda ad arrivare, lo cambieremo".
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