«Alcuni ospiti si sono lamentati, possiamo spostarvi in una saletta a parte?». 

È l'assurda domanda che si è sentita rivolgere in albergo la famiglia Pimpinelli: mamma Cecilia, papà Remo e il figlio Tommaso, un ragazzo di 24 anni non vedente e affetto dalla sindrome di Norrie. I tre erano in vacanza in un hotel a San Martino di Castrozza. Un luogo incontaminato nell'alta valle del Primiero, in Trentino, molto amato da Tommaso.

Tutto è andato bene per i primi tre giorni. Finché, racconta Tommaso tramite la pagina Facebook della mamma, «degli ospiti della sala ristorante erano infastiditi dalla mia presenza e se ne sono lamentati con l'albergatrice che ha proposto ai miei di prendere i pasti successivi in una saletta separata dai vetri ambrati oscurati. Lo ha proposto a noi e non a loro... Sono stato trattato come un cane non ammesso nella sala ristorante comune. Ovviamente siamo ripartiti perché non è piacevole restare dove non si è graditi. Vacanze rovinate e tanto ma tanto amaro in bocca».

Alla famiglia Pimpinelli non è rimasto altro da fare che pagare il conto e lasciare l’albergo. Solo dopo la bufera social la struttura ha mandato una mail di scuse. «Ma io non la accetto, mi dispiace», ha detto Cecilia Bonaccorsi a Repubblica: «Non hanno fatto niente per trattenerci, troppo facile cercare di sistemare tutto con una e-mail. Io non cerco denaro, non mi interessano i risarcimenti. A me preme la battaglia culturale e mi si stringe il cuore se penso che, magari, qualche altra famiglia avrebbe potuto accettare quella proposta. Così, in silenzio, per non dare fastidio».

(Unioneonline/D)

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