Assolto dall’accusa di truffa Alberto Moraglia, il vigile pizzicato dalle telecamere della Guardia di Finanza mentre timbrava il cartellino in mutande.

La sezione Lavoro della Corte d'Appello di Genova ha costretto il Comune di Sanremo non solo a reintegrarlo ma anche a corrispondergli «a titolo di risarcimento del danno» la retribuzione globale «dal giorno del licenziamento a quello dell'effettiva reintegra». Contributi compresi. Una cifra che si aggira attorno ai 250mila euro considerando che Moraglia è stato licenziato il 22 gennaio 2016.

L'inchiesta risale al 22 ottobre 2015, con un blitz rimasto nella storia della Città dei fiori: vennero notificate 43 misure cautelari di cui 34 arresti domiciliari, 8 obblighi di firma. Patteggiarono i dipendenti sorpresi in flagranza di reato: c'era chi andava a fare la spesa ma anche chi andava a farsi un giretto in canoa. Di questi 16 sono stati rinviati a giudizio e 10 processati, e assolti. Erano accusati di assenza ingiustificata in orario di ufficio. Tra questi c'era Alberto Moraglia. Accusato di timbrare in mutande per poi tornarsene a casa, il vigile affrontò il processo sicuro di non aver fatto nulla di penalmente rilevante. 

«Mi è capitato di smontare dal servizio, di arrivare a casa e ricordarmi di non aver timbrato. Per evitare di rivestirmi sono andato a strisciare il badge anche in pigiama», aveva detto il vigile al magistrato. E infatto Moraglia fu assolto: «Non solo timbrava, ma iniziava a lavorare mezz'ora prima del suo turno», scrissero allora i giudici. Smontate tutte le accuse, l'ex vigile si aspettava che Palazzo Bellevue revocasse il licenziamento del 22 gennaio 2016.

E invece no: il provvedimento è stato confermato nel maggio di quest'anno. Moraglia, che si era reinventato come factotum aprendo un piccolo esercizio da tuttofare, non ha rinunciato però alla battaglia. Ha presentato ricorso e l'ha vinto.

(Unioneonline/D)

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