La guerra in Ucraina ha rimesso in discussione o meglio in evidenza i concetti di stato, nazione e patria. L’Ucraina infatti è uno Stato perché è costituito da un territorio, da una popolazione ed esercita la sua sovranità su tutto il territorio attraverso le strutture di governo.

L’Ucraina è al contempo una Nazione perché la sua popolazione è una comunità di individui che condividono non solo il luogo geografico, ma anche la cultura, insieme alla lingua, la religione, la storia e le tradizioni, oltre che l'etnia e un governo. 

Insomma è uno stato sovrano che può decidere insieme ai suoi abitanti tutte le scelte utili al benessere della sua collettività. Invece nonostante essa sia uno stato sovrano nel quale i suoi cittadini attraverso regolari elezioni hanno scelto il loro destino di appartenenza a ciò che per brevità chiamiamo il “mondo occidentale”, dal 24 febbraio è oggetto di un’aggressione, di una guerra per rovesciarne il suo legittimo governo. È la prima guerra a noi vicina nella quale la televisione, i social media, i corrispondenti di guerra, gli esperti di politica internazionale, i militari, la carta stampata ogni giorno e per lunghe ore ci informano, mostrano da vicino cos’è la guerra. Gli effetti dei bombardamenti su case di abitazione isolate o condomini, su ospedali, su musei, teatri, strutture sportive.

La guerra non può essere il mezzo per la soluzione dei conflitti che, in questo caso, non esistevano se non nella mente di chi ha scatenato la guerra. Ma anche quando la gran parte degli stati all’ONU hanno condannato l’aggressione dell’Ucraina la Russia ha continuato a non fermare il suo esercito. Quindi? Evidente che non si può restare neutrali. Questa è una guerra di civiltà che oppone mondi diversi. Il nostro, occidentale, che pone al centro le libertà individuali, la solidarietà sociale e le opportunità come crescita della collettività e del singolo. Chi si oppone ai nostri ideali e a modelli di società libere tenta di agire senza il consenso dei cittadini e come in questa guerra non ha alcun rispetto della vita altrui.

La forza di chi sta dalla parte giusta della storia può essere compresa nelle parole di Golda Meir che riferendosi al mondo arabo faceva comprendere la profondità dei valori di Israele e non solo: “O arabi, noi vi potremmo un giorno perdonare per aver ucciso i nostri figli, ma non vi perdoneremmo mai per averci costretto a uccidere i vostri”. Questo inizio secolo ci sta ponendo di fronte a sfide cruciali: I cambiamenti climatici, la pandemia e la guerra. Sfide globali e locali che minacciano le nostre società e il mondo intero. Ci fa bene ricordare, in conclusione, che l’Ucraina è una Patria, intesa come la terra dei padri, per la quale si è creato un forte sentimento di appartenenza. Alex ha accompagnato in Polonia la moglie Irina e il figlio al quale ha dato il nome del poeta ucraino Taras Shevchenko.

Nel tornare al fronte per difendere la sua patria Alex ha consegnato alla moglie un biglietto tolto da una tasca della sua uniforme pregando Irina di conservarlo per farlo, un giorno, leggere al figlio. “Quando sarò morto, seppellitemi nella mia amata Ucraina / la mia tomba su una collina / tra la pianura in espansione / in modo che i miei occhi possano vedere i campi, le steppe sconfinate / la costa sprofondata del Dneper / e il possente fiume ruggire”.

Antonio Barracca

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