Scarcerato Luca Traini, l'uomo che sparò a sei migranti dopo il delitto di Pamela Mastropietro
Il 35enne di Tolentino ha scontato sette dei 12 anni, era stato condannato per strage con l'aggravante dell'odio razziale(Ansa)
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Dopo sette anni di carcere è tornato in libertà, con affidamento ai servizi sociali, Luca Traini, il 35enne di Tolentino che il 3 febbraio del 2018 ferì sei migranti di origine africana a colpi di pistola per le strade di Macerata girando a bordo di un'Alfa 147 nera: Traini agì in reazione all'omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi il 30 gennaio di quello stesso anno da un pusher nigeriano.
Il 35enne era stato condannato a 12 anni per strage con l'aggravante dell'odio razziale. Il Tribunale di sorveglianza, come anticipa Cronache Maceratesi, ha accolto l'istanza di scarcerazione presentata dal suo legale, Sergio Del Medico: alla base della decisione il riconoscimento, da parte dei giudici, del fatto che Traini abbia avuto un percorso di "revisione critica" della sua condotta, comprendendone la gravità e il dolore causato.
Da circa due anni il 35enne, che in carcere ha frequentato diversi corsi e ha partecipato anche a una gara di poesia, poteva dedicarsi anche al lavoro con un'azienda agricola nei pressi del carcere anconetano di Barcaglione, a custodia attenuata, dove svolgeva mansioni di pastore di pecore. Traini, insomma, non è più quella persona che seminò il panico per le vie di Macerata, sparando con una Glock 17 contro nove persone e ferendone sei, prima di legarsi la bandiera tricolore al collo davanti al monumento ai Caduti di Macerata ed essere arrestato. La scarcerazione è stata notificata oggi verso le 13: tornerà a vivere a Tolentino, avrebbe già trovato un lavoro e vorrebbe risarcire le vittime del reato.
«Tutto, anche il peggiore dei crimini, si deve risolvere in un tribunale e giammai seguendo altre vie che aprirebbero la strada ad una giustizia fai da te che non appartiene, né deve appartenere, ad uno stato di diritto», commenta l'avvocato Marco Valerio Verni, legale della madre e dei familiari di Pamela Mastropietro. «Riteniamo - aggiunge il legale - che se il Tribunale di Sorveglianza abbia accolto la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali avanzata dalla difesa ne sussistessero tutti i requisiti per poterlo fare».«Traini, dal canto suo - afferma Verni - ha affermato di non "essere più quella persona" e, quindi, l'augurio è che la funzione rieducativa che il carcere, secondo il nostro ordinamento, dovrebbe avere, abbia, in questo caso, trovato pieno svolgimento». Il penalista aggiunge che si «può criticare il mondo giudiziario, quando occorre e ne ricorrono i presupposti, ma si deve sempre avere rispetto e fiducia in esso. Nonostante quanto ci è accaduto, che è stato definito addirittura un unicum nella storia della criminologia mondiale degli ultimi cinquanta anni, così facciamo e così abbiamo fatto».
A tal proposito «confidiamo che lo stesso risultato 'rieducativo', possa essere conseguito con Oseghale, il carnefice di Pamela, affinché, si penta di tutto quel che ha fatto (è stato condannato da tre sentenze di merito e tre di Cassazione), e magari, faccia i nomi di eventuali complici sulla cui possibile presenza continuiamo a nutrire dei sospetti», conclude il legale.
(Unioneonline)