Volevano fare una toccata e fuga addirittura in giornata a Parigi, partendo molto presto e tornando molto tardi. Ma al volo di andata si sono resi protagonisti di una vera impresa. 
E’ la storia di tre infermieri (Katia De Bei, Riccardo Baldo e Gina Valentino) e una oss (Tiziana Cavallarin) di Cardiologia dell’ospedale di Chioggia, che all’alba di martedì erano su un volo easyJet per raggiungere appunto la capitale francese.

Dopo circa mezz’ora dalla partenza si sono accorti però che qualcosa non andava per il passeggero dietro di loro, un giovane 32enne, che stava apparentemente dormendo e russando. 

“Ci giriamo tutti e quattro verso il giovane. Poi ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Quel respiro pesante lo riconosciamo subito, non è un normale ronfare del sonno”, racconta Baldo.

Quindi hanno iniziato a scuoterlo prima piano, poi sempre più forte. Ma il ragazzo non era cosciente ed è scattato l’allarme: “Non sentiamo il polso, il respiro è debolissimo e capiamo che è in arresto cardiaco – spiegano -. Cominciamo a eseguire il massaggio cardiaco esterno, a mano, ma lo spazio è troppo stretto”. A quel punto lo hanno steso in corridoio e ripreso il massaggio con più vigore.

“In quel momento lo diamo per perso - ricostruisce Baldo - ma non ci diamo per vinti e continuiamo a eseguire il massaggio a mano, in attesa del Dae. Io calcolo che siano passati una decina di minuti e il cuore ricomincia improvvisamente a battere”.

Alla fine il ragazzo si è svegliato: “Grazie e scusatemi, scusatemi di tutto”, sono state le sue prime parole. I sanitari hanno monitorato le sue condizioni di salute fino all’atterraggio e alla “consegna” in aeroporto a medici e infermieri del pronto intervento parigino.

“Orgoglioso per la mia équipe, che senza saperlo è passata da una corsia di lavoro all’altra - dice il primario di Cardiologia di Chioggia Roberto Valle -, a ricordarmi che le vite e i cuori si salvano ovunque, non solo in ospedale”.

“I nostri operatori sanitari – commenta Edgardo Contato, Direttore Generale dell'Ulss 3 Serenissima – si riposano in giro per l’Europa con queste bellissime fughe dalla vita, appagante ma faticosa, dei reparti ospedalieri, ma non vanno mai davvero in vacanza, perché la vocazione alla cura, al prendersi carico delle sofferenze e della vita umana, per i nostri medici, infermieri e operatori, quella è una vocazione che non va mai in vacanza. Mi complimento per questo gesto con i nostri quattro infermieri, che rappresentano tutta la professionalità e la passione messa in campo ogni giorno dal corpo sanitario dell’ULSS 3 Serenissima”.

(Unioneonline/D)

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