Restano distanze nel governo sulle nuove possibili misure più restrittive da adottare nelle festività natalizie, per contenere i contagi da Coronavirus, dopo che ieri si sono registrate 846 vittime in tutta Italia.

Una riunione del premier Giuseppe Conte con i capidelegazione della maggioranza si terrà oggi intorno alle 13, per valutare il da farsi anche alla luce del parere dato ieri dal Comitato tecnico scientifico, che chiede un'inasprimento delle restrizioni e un potenziamento dei controlli sugli assembramenti.

Il presidente del Consiglio ha dichiarato che "forse ci sarà qualche ritocchino" alla stretta natalizia, per scongiurare il pericolo di una terza ondata "che sarebbe molto pesante", ma la maggioranza è ancora divisa: i ministri di Partito democratico e Leu - tra cui Roberto Speranza e Francesco Boccia - continuano a spingere per chiusure da "zona rossa" in occasione delle festività, mentre più prudenti sarebbero i rappresentanti di Italia Viva.

LE IPOTESI - Si valuta l'ipotesi di un'Italia "monocolore" dal 24 dicembre (o anche prima, sin da questo weekend secondo la linea dei rigoristi) al 6 gennaio. Non tutta gialla, come è oggi (a parte 5 Regioni che, visto l'indice Rt, dovrebbero finire in fascia gialla in pochi giorni). Uno Stivale tutto rosso o arancione.

D'altronde lo stesso Gianni Rezza (secondo il Corriere uno degli esperti che non ha firmato il documento) ha definito "molto alta" l'incidenza dei contagi, così come "alto" è il numero di decessi e ancora "sopra la soglia di guardia", seppur in diminuzione, i tassi di saturazione degli ospedali. Paventando, senza restrizioni immediate oggi, la necessità di un lockdown generalizzato domani.

Se l'Italia diventasse zona rossa verrebbero applicate su tutto il territorio nazionale le misure più restrittive: uscita di casa motivata con autocertificazione, bar, ristoranti e negozi chiusi. Divieto di spostarsi da un comune all'altro e anche tra Regioni (divieto, quest'ultimo, che comunque entrerà in vigore dal 21 dicembre e durerà fino al 6 gennaio).

Se diventasse zona arancione bar e ristoranti resterebbero chiusi, ma aprirebbero i negozi. Circolazione nel comune permessa senza autocertificazione, divieto di spostamenti tra Regioni e in altri comuni.

Attualmente le zone gialle (quasi tutte, Sardegna compresa) devono rispettare restrizioni più morbide: ristoranti e bar aperti fino alle 18, negozi aperti e centri commerciali chiusi nei weekend. Con possibilità di spostarsi all'interno della Regione e anche da una Regione gialla all'altra (cosa quest'ultima che non sarà consentita dal 21 dicembre al 6 gennaio).

Emerge intanto qualche preoccupazione nella maggioranza anche per la riapertura delle scuole il 7 gennaio, in particolare delle superiori: il timore è che i dati epidemiologici possano consigliare un ritorno in classe degli studenti delle superiori più graduale di quanto immaginato e anche su questo ci si dovrebbe confrontare nei prossimi giorni.

(Unioneonline/F)
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