"Vanno tenuti ben distinti il delirio da altre forme di travolgimento della facoltà di discernimento che, non avendo base psicotica, possono e debbono essere controllate attraverso la inibizione della impulsività e istintualità".

Lo scrive il presidente della Corte d'assise di Brescia Roberto Spanò nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi, con cui lo scorso 9 dicembre è stato assolto Antonio Gozzini, responsabile dell'omicidio della moglie Cristina Maioli, per incapacità di intendere e volere dettata da un totale vizio di mente dovuto a un "delirio di gelosia".

La patologia psichiatrica dell'uomo era stata riconosciuta da due consulenze, della difesa e dell'accusa, durante il dibattimento.

Nelle 28 pagine di motivazioni della sentenza la Corte d'Assise di Brescia scrive che "appare necessario non confondere i disturbi cognitivi con le episodiche perdite di autocontrollo sotto la spinta di impellenti stimoli emotivi; la liberazione dell'aggressività in situazioni di contingenti crepuscoli della coscienza con la violenza indotta dalla farneticazione nosologica; il 'movente' con il 'raptus' e 'l'allucinazione'; il femminicidio con l'uxoricidio".

(Unioneonline/L)
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