Avevano deciso di abortire perché troppo "anziani" (all'epoca avevano oltre 40 anni) e perché per loro sarebbe stato difficile mantenere un'altra bambina. Dopo l'intervento, però, lei ha scoperto di essere ancora incinta, quando per legge non era più possibile abortire. Così la gravidanza è proseguita.

Il caso, accaduto all'ospedale di Alessandria, risale a quasi 18 anni fa.

Oggi la Terza sezione civile della Cassazione, dopo il no in primo grado e in Corte d'Appello a Torino, ha deciso che per quella nascita indesiderata deve essere risarcito anche il padre.

La mamma infatti ha già ottenuto quanto le spettava per "erronea esecuzione di un intervento" di raschiamento dell'utero e "diagnosi errata di aborto interno": un risarcimento che ammonta a oltre 125mila euro.

L'uomo ha dimostrato che l'arrivo di una bimba ha comportato sacrifici economici, rinunce e problemi al lavoro anche per lui.

"Agli effetti negativi della condotta del medico e alla responsabilità della struttura in cui egli opera - si legge nella sentenza della Cassazione - non può ritenersi estraneo il padre, il quale deve perciò considerarsi tra i soggetti 'protetti' e quindi tra coloro rispetto ai quali la prestazione mancata o inesatta è qualificabile come inadempimento con il correlato diritto al risarcimento dei conseguenti danni immediati e diretti, fra i quali deve ricomprendersi il pregiudizio di carattere patrimoniale derivante dai doveri di mantenimento dei genitori nei confronti del figli".

(Unioneonline/D)
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