È morto il giorno di Natale, a 94 anni, Carmine Fusca, il partigiano calabrese a cui Gianni Agnelli preparò il caffè.

A rendere nota la scomparsa, ricordando uno dei particolari aneddoti del "combattente per la libertà", è Pantaleone Sergi, presidente dell'Istituto storico che ha sede all'Università della Calabria.

"L'Istituto calabrese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea lo ricorda con commozione ed è vicino ai familiari".

"'Zio Carmine', come lo chiamavano a S. Nicola de Legistis, minuscola frazione di Limbadi dove è vissuto coltivando la sua campagna, era orgoglioso del suo 'diploma' di partigiano e soprattutto di quanto, assieme a tanti giovani come lui, aveva fatto nella lotta contro il nazifascismo durante la guerra di liberazione".

"Arruolato nel 1943 e inquadrato nel 228º reggimento fanteria, dopo l'8 settembre Carmine Fusca si trovava in val di Susa e decise di entrare, col nome di battaglia di 'Carmine', nella 17ª Brigata Garibaldi per poi passare alla 113ª, partecipando a numerosi scontri coi nemici".

"'Contro i tedeschi, raccontava, abbiamo combattuto diverse battaglie e abbiamo teso loro imboscate. Ma il nemico più pericoloso era in casa nostra: i fascisti erano capaci di fare cose che neanche i soldati tedeschi erano in grado di fare'".

"Tra i suoi ricordi - aggiunge Sergi - anche l'episodio in cui Gianni Agnelli, che la sua unità protesse per diverso tempo, preparò un caffè a lui e al suo comandante Alessio Maffiodo. 'Era un galantuomo, una persona squisita - ricordava Zio Carmine - ci fece il caffè con le sue mani. Mi sembrò una cosa strana vedere un uomo come lui alle prese con una macchinetta del caffè, nonostante fosse circondato dal suo personale di servizio'".

(Unioneonline/D)

Carmine Fusca
Carmine Fusca
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