«Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia e di paura».

Standing ovation per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento a Roma all’Assemblea di Confindustria (in prima fila la premier Giorgia Meloni e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi). Un discorso molto improntato ai valori della Costituzione, visto che oggi ricorre la Giornata internazionale della democrazia e quest’anno il 75° anniversario della Costituzione italiana.

Sono due i possibili errori, secondo il Capo dello Stato, in cui non bisogna incorrere: «Una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti secondo i quali, a fronte delle sfide che quotidianamente la vita ci propone, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Quasi che i problemi possano risolversi da sé, senza l’impegno necessario ad affrontarli. Oppure, ancor peggio, cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle, incentivando, anche contro i fatti, l’esasperazione delle percezioni suscitate».

«Sono questioni ben presenti alle persone raccolte qui questa mattina che, giorno dopo giorno, sono chiamate ad assumere decisioni, ad agire con razionalità e concretezza, a guardare e progettare il futuro delle imprese che si trovano a guidare – ha sottolineato – In una espressione: a evitare fatui irenismi e credere, invece, nella forza delle istituzioni, nella solidità delle proprie imprese, nel valore dell'iniziativa e dell'innovazione nel mondo che cambia velocemente».

«Un'economia in salute – ha aggiunto – contribuisce al bene del sistema democratico e della libertà, alla coesione della nostra comunità». E ancora: «La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà d'intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il 'capitale sociale' di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all'estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili».

(Unioneonline/D)

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