La pandemia di Covid-19 l’ha reso un volto noto, familiare, alla stregua di tanti altri medici, scienziati e virologi. In queste ore l’annuncio, arrivato in tv: “Dal primo novembre vado in pensione”.

Stiamo parlando di Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, una delle “voci” più seguite, cercate, ascoltate e a volte criticate della platea di esperti che – dall’inizio dell’emergenza sanitaria – popolano trasmissioni televisive e colonne dei giornali, per “tradurre” e dunque rendere accessibili le informazioni sul virus anche ai non addetti ai lavori. 

Galli ha raggiunto i 70 anni d’età e a breve attaccherà, come si suol dire, il camice al chiodo. Ma lui stesso assicura: “Non abbandono la trincea”, riferendosi alla sua attività in prima linea nella guerra contro il Covid, che sempre in questi mesi ha portato avanti parallelamente alla sua attività di “esperto” sui media. 

“Noi medici, assieme ai magistrati, siamo quel genere di persone che non vorrebbero mai andare in pensione”, ha spiegato in una intervista al Corriere. “Però a Milano si dice: ‘Zucche e meloni alla loro stagione’. E dietro di me c’è chi merita di prendere questo posto”.

Il professor Galli, però, ha anche altri progetti per la sua attività da pensionato. “Non smetterò di studiare”, assicura.  Aggiungendo: “La mia passione per la storia delle epidemie mi porterà ad approfondire un grande libro. Quel faldone che raccoglie tutti i morti di Milano dal 1452. Un territorio inesplorato da digitalizzare. E poi voglio scrivere libri: ho anche un romanzo nel cassetto”.

(Unioneonline/l.f.)

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