Importante novità sull’omicidio di Maria Amatuzzo, 29 anni, uccisa con dodici coltellate all’addome la vigilia di Natale del 2022. Il marito, Ernesto Favara, 63 anni, è stato arrestato con l’accusa di averla uccisa e si trova attualmente detenuto nel carcere di Trapani.

Recentemente, Favara ha scritto una missiva che inizia così: «perdonami papà», giustificandosi dello scellerato gesto commesso e chiedendo scusa al padre della vittima, appellandolo come suo padre.

Il padre della vittima, tramite l’avvocato marsalese Vito Daniele Cimiotta, che lo rappresenta, ha fatto sapere che non avrà mai alcun sentimento di perdono nei confronti dell’uomo che gli ha portato via la figlia di soli 29 anni. 
Matteo Amatuzzo ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo a carico di Ernesto Favara. Il 26 gennaio scorso si è tenuta l’udienza dibattimentale davanti al Tribunale di Marsala per il processo a carico di Favara. Un processo che riguardava lesioni subite dalla vittima nel 2021, minacce e maltrattamenti. Il processo è scaturito dalle denunce della vittima che poi non si è costituita parte civile probabilmente per sua scelta o forse per timore dello stesso ex marito.

Dagli atti del fascicolo nel processo per maltrattamenti a carico di Favara emergono due denunce della vittima; una risale ad aprile e una a maggio del 2021. L’episodio oggetto di denuncia è accaduto di pomeriggio, mentre la donna si trovava in macchina con il marito.

In un passaggio si legge: «Scendeva dalla macchina, apriva lo sportello posteriore sinistro, prelevando una corda di colore rosa dalla tasca posta dietro al sedile del guidatore che avvolgeva all’interno di un tovagliolo, come a volerla nascondere». «Approfittando di un mio momento di distrazione nel momento in cui mi accingevo a prendere le sigarette – si legge ancora – mi avvolgeva la corda al collo, stringendola con forza, dicendo testuali parole: “Questa è la tua fine”. Ho reagito cercando di divincolarmi dalla stretta sferrandogli dei calci, ma lui stringeva ancora più forte trascinandomi fuori dal veicolo e gettandomi a terra, dove mi bloccava con le gambe in posizione prona e mi teneva la corda serrata al collo. Ad un certo punto mi mancava il respiro, sicché entravo in uno stato confusionale, senza perdere del tutto i sensi e mio marito, probabilmente preoccupato, allentava la presa, mi sollevava di peso e mi faceva sedere in macchina, bagnandomi il viso per farmi riprendere».

«Non riusciamo a comprendere - dice l'avvocato Vito Daniele Cimiotta - legale del padre di Maria Amatuzzo, per quale motivo, nonostante la donna avesse denunciato nel maggio del 2021, in maniera chiara e netta, un tentativo di strangolamento con una corda di nylon da parte dell'ex marito, nel capo di imputazione relativo al processo per maltrattamenti e lesioni in corso, l'episodio non fu contestato».

Precisa inoltre l'avvocato che tale corda fu anche ai tempi trovata e sequestrata.

Angelo Barraco

  

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