Non bisogna pensare a “Il pasto nudo” dello scrittore statunitense William S. Burroughs a cui si è poi ispirato il regista David Cronenberg per il suo film del 1991.

Non ci sono scarafaggi giganti e neppure altre creature, che possono essere associate ai sogni spaventosi di Burroughs, nello stabilimento che a Crespellano, nel Bolognese, ospita la Musca Domestica, l'Acheta domesticus, il Tenebrio molitor. Nomi non proprio familiari che identificano gli insetti “allevati” da Giovanna Cadoni, 40 anni, originaria di Ittiri, insieme al marito Luigi Ruggeri, anche lui radici sarde, anime di “Microvita”, azienda leader in Italia che, in una terra in cui è molto diffuso l’allevamento di bovini e suini, percorre strade alternative.

Nel capannone giallo, dentro vasche fatte di legno e polistirolo, ecco grilli di varie specie (neri, della sera, thailandesi), cavallette, scarafaggi. Un mondo magico e complesso che Giovanna conosce bene. «Gli insetti», spiega, «possono essere utilizzati per l’alimentazione di uccellini, piccoli rettili, insettivori in genere e sono utili per la lotta biologica contro i parassiti delle piante e delle mosche». Lei si è trasferita a Roma a 18 anni per studiare Sociologia all’Università La Sapienza. E nella Capitale ha vissuto alcuni anni, tra ritorni frequenti nella sua Isola e viaggi in treno verso Bologna per raggiungere il fidanzato che poi diventerà suo marito, Luigi, che l’ha introdotta nell’universo degli insetti. Lui è nato a Pula. Ha lasciato la Sardegna a 17 mesi, quando i genitori hanno scelto di emigrare in Francia. Bologna è la tappa successiva. Lavora all’Università con l’entomologo Giorgio Celli. Nel 1981 si licenzia e crea “Microvita”. Oggi è considerato uno dei più autorevoli esperti d’insetti in Italia. Lei per amore e curiosità ha condiviso questa passione acquisendo conoscenze e competenze che ora si rivelano molto preziose.

 Ha capito, per esempio che le locuste, che in Sardegna e in altre parti del mondo con le loro invasioni producono gravissimi danni, si possono mangiare. «Cotte alla griglia, come le lumache, le cucino in questo modo». Tra le sue specialità che propone agli amici a cena, accompagnate da un buon Pignoletto, il riso al curry con grilli e gli spaghetti al pesto di tarme e come dolce i baci con le camole del miele. Intanto l’Unione europea ha dato il via libera ai prodotti che contengono non solo farina di grillo (Acheta domesticus), ma anche le larve del verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), vendute surgelate, in pasta o essiccate. «Gli insetti», chiarisce Giovanna Cadoni, «vengono utilizzati per l’alimentazione umana in forma di farine. Possono piacere come avviene per tutti gli altri cibi, dipende dai gusti. Su quelli allevati da noi abbiamo riscontrato pareri positivi. Sono molto proteici, e piccole quantità sono sufficienti a calmare la fame. Dando spazio alla fantasia, possono essere integrati in qualsiasi ricetta. Esistono in commercio prodotti molto gustosi: snack, biscotti, pasta. Occorre chiarire che la percentuale di farina di insetto è del 15-20% rispetto al prodotto finito».

 Ci sono ancora resistenze. E forse è presto per vedere gli insetti nei menu, anche se i ristoratori cominciano a manifestare interesse. La Fao, pur senza trascurare i potenziali rischi dal punto di vista della sicurezza alimentare, mette in evidenza il valore dei benefici che potrebbe ricavare l’uomo. Anche in questo caso, si fa riferimento all’impatto ambientale, al valore nutrizionale, ma anche al ruolo che gli insetti potrebbero svolgere nella lotta contro la fame. C’è tanto lavoro da fare nel laboratorio di Crespellano molto lontano dagli incubi letterari di Burroughs.

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