Padre Graziano aveva parlato di Guerrina Piscaglia con il suo superiore, il vescovo di Arezzo Riccardo Fontana.

Lo ha confermato lo stesso monsignore, ascoltato come testimone al processo in corso davanti alla Corte d'assise per l'omicidio e l'occultamento del cadavere della casalinga 50enne, di cui non si hanno più notizie dal primo maggio 2014, reati attribuiti al frate congolese.

Il 13 settembre di quell'anno, ha ricordato il prelato, ha avuto un incontro con padre Graziano: "Mi confermò di essere solo amico della famiglia di Guerrina e che la donna gli aveva raccontato di voler andare via da casa con l'aiuto di tale zio Francesco per portare via il figlio Lorenzo. Padre Graziano - ha continuato il monsignore - mi disse che aveva già riferito ai magistrati di questo fatto. I pettegolezzi? Non me ne curo, i miei parroci sono preparati per affrontare ogni situazione. Io comunque avevo già disposto il trasferimento dei frati a causa del loro stile pastorale non consono alla vita di montagna".

Il frate, anche oggi, non era in aula ed è in attesa di sapere se può continuare a restare ai domiciliari.

Nel corso della stessa udienza è stato sentito Paolo Reale, consulente del pm Marco Dioni, che ha esposto i risultati degli accertamenti sul pc e sul telefono di padre Graziano; in particolare ha evidenziato due siti "hard" visitati sul computer nell'aprile 2014, pochi giorni prima della scomparsa di Guerrina.

Inoltre ha verificato l'alto numero di telefonate intercorse fra i due dalla fine di febbraio al primo maggio, lo stesso giorno della sparizione.
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