Era il 27 dicembre quando Vittorio Emanuele Parsi, mentre parlava su un palco di Cortina, ha accusato un forte dolore al petto. Poche ore dopo era in sala operatoria dove è stato sottoposto a un lungo intervento per salvargli la vita. Quindi il coma, poi il risveglio, il volto della compagna Tiziana, e ora il racconto in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera.

«Ho sentito tre colpi sul diaframma, come fossi in apnea», spiega Parsi. «Da sommozzatore sai che quando li senti devi riemergere, è l’ultimo avvertimento. Ho capito che c’era qualcosa di grave. Finita la conferenza, ho chiesto che si chiamasse un medico. È arrivata l’ambulanza, siamo andati all’ospedale».

Lì i primi esami, da cui non traspare nulla. Poi, però, il trasferimento a Belluno, dove il primario della Cardiologia, Alessandro de Leo, capisce che si tratta di una dissezione dell’aorta. E lo informa della necessità di un immediato intervento salvavita.

Due chiamate per il politologo, una alla figlia maggiore e l’altra a Tiziana Panella, giornalista di La7 e sua compagna da due anni. Quindi l’abisso dell’operazione. «Ricordo tutto il periodo in coma – racconta Parsi al Corriere – . Uno Stige, un fiume melmoso, nero, che stava sotto i miei piedi, come Ulisse e Achille. Ricordo di avere visto le radici degli alberi da sotto, come fossi in un crepaccio. E di tanto in tanto, voci lontane». «A un certo punto – prosegue – mi sono chiesto se fossi morto. Ho pensato: non ce la faccio, forse basta lasciarsi andare e tutto passerà. La morte non potrà essere tanto peggio».

Poi però il pensiero alle figlie e a Tiziana. «Ho parlato con mia madre e con mio padre, che non ci sono più: “Datemi una mano voi, non è il momento di raggiungervi”». Quindi «ho aperto gli occhi. E ho visto Tiziana che era lì con me».
«Penso fosse l’Ade. Il fiume in cui stanno le anime morte – aggiunge ancora Parsi – . Non ho visto nessuna luce, nessuna speranza che non fosse quella di lottare per vivere. Forse quando si muore la sensazione è quella di un abbraccio. La morte la viviamo come spaventosa, io non ne ho mai avuto grande simpatia, non nutro aspettative su quello che verrà dopo. Però la cosa che mi ha sorpreso è che non provavo paura».

(Unioneonline/v.l.)

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